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Elementi di Geografia Moderna

Nicola De Giorgi
R. Carabba Editore Lanciano, 1928, pagine 387

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   301
   Compiuto il rito, ci stringiamo commossi la mano. Intanto ordino di tornare indietro. Voglio ancora una volta vedere la nostra bandiera. L' aeronave vira a destra, compie un gran giro, torna sui suoi passi. Inutilmente. L' immenso biancore del ghiaccio nasconde orinai al nostro sguardo i colori smaglianti della Patria. Ordino di riprendere la marcia. L'impegno d' onore di far sventolare sul Polo la bandiera ammainata a Roma è assolto. Telegrafo al Presidente che il suo ordine è stato eseguito. Siamo sulla soglia della regione inesplorata. Acceleriamo pure i motori. Ora che a casa nostra sapranno che la bandiera nostra sventola qui, possiamo tranquillamente avanzare verso 1' ignoto. Umberto Nobile.
   MARINAI ITALIANI NELLE REGIONI POLARI
   La nave austriaca Tegetthoffche dal 1872 al 1876 compì un viaggio di esplorazione nel Mar Glaciale Artico, aveva una ciurma quasi interamente italiana.
   « I marinai della spedizione erano tutti del Quarnero, dell' Istria : eran tutti italiani ; tant' è vero che la lingua di bordo della nave austriaca era la lingua italiana.
   Quando si sparse la voce, che 1' equipaggio della spedizione polare austriaca sarebbe stato arrolato fra la gente del Mezzodì, la quale non aveva mai veduto mare gelato, fu un gran mormorio da parte di persone molto prudenti, sui pericoli che sarebbero seguiti da tale risoluzione. Ma i fatti smentirono compiutamente le sinistre previsioni.
   Invero corrono idee assai ingiuste quanto al modo onde tollerano le intemperie certi settentrionali e certi meridionali. Il signor Weyprecht,® uno dei capitani della spedizione austriaca, ricorda, molto a proposito, che nella celebre campagna militare del 1811 in Russia i reggimenti che resistettero più a lungo ai rigori del clima non furono già i settentrionali, ma gl' italiani.
   La cosa non doveva avvenire altrimenti...
   La nostra ciurma ritornò tutta sana e salva dalla formidabile prova, ad eccezione di un solo uomo, e questi era un settentrionale.
   Quando, nel primo anno della spedizione, fu mestieri approntare la nave per il quartiere d' inverno, questi meridionali lavoravano all' aperto, con una temperatura di — 30° cent, con un vento pungeutissimo, senza pelliccia e nella solita tenuta di bordo. Il lavoro durava dalle otto del mattino a mezzogiorno e dal tocco alle quattro. Il baleniere Cariseli, invecchiato nel mar glaciale, se ne mostrava trasecolato; e protestava che se tutto ciò non fosse avvenuto sotto a' suoi occhi, non 1' avrebbe mai creduto possibile.
   I marinai del settentrione lavorano d' ordinario protetti le mani coi guanti e impiegano volentieri un doppio tempo in un' opera, se con ciò possono risparmiarsi d' immergere le mani nell' acqua. 1 marinai del Tegetthoff, al contrario, quando c' era da fare sul serio, cominciavano sempre con lo sguautarsi, e se un pezzo di ghiaccio, addentato col graffio por la seconda e terza volta, sdrucciolava da capo nell' acqua, uou c' era freddo che li trattenesse dal tuffare la mano, con un cordiale in malóra! ed estrarre il ghiaccio in quel modo.
   (1) Leggi Tcgliettofl.
   (2) Leggi Vdìprecht.