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Enciclopedia Dantesca
Dizionario critico e ragionato di quanto concerne la vita e le opere di Dante Alighieri - Volume I - A-L
Giovanni Andrea Scartazzini
Ulrico Hoepli Editore Milano, 1896, pagine 1169
Acquacheta-Acquasparta
di carità, clie spengono l'ira come l'acqua il fuoco; Purg. xxi, 2, dove l'acqua è il simbolo della scienza del vero (cfr. Conv. I, 1: « Coloro che sanno porgono della loro buona ricchezza alli veri poveri, e sono quasi fonte vivo, della cui acqua si rifrigera la naturai sete, » cioè il desiderio di sapere. Cfr. Ev. Joh. iv, 13, 15),
6. E per Umor lacrimale, Lacrima; Purg. xv, 94; xx, 98.
7. Al plur. acque, per Sorgenti, fonti, polle; Inf. xiv, 98.
8. Acqua, termine de' medici, dicesi degli Umori del corpo animale, simili all'acqua; e tanto dei naturali, quanto di quelli prodotti da malattia; Inf. xxx, 122.
9. Le acque del caos, sopra le quali si moveva lo spirito di Dio prima della creazione; Par. xxix, 21 (cfr. Genesi I, 2).
Acquaclieta, nome del fiume Montone nel suo corso superiore prima di giungere a Forlì. Il Montone è il primo fiume dell'Appennino, che dopo il Po vada direttamente al mare; Inf. xvi, 97.
Acqnasparta, villaggio nel contado di Todi nell'Umbria. Nel passo Par. xii, 124 Dante accenna al cardinale Matteo d'Acqua-sparta, come rilassatore della disciplina nell' Ordine de' Minori Francescani del quale egli fu generale. Lo dicono « molto stimato per la sua dottrina e mirabile ingegno, e scrisse molte opere degne sopra la S. Scrittura, sopra il libro delle Sentenze, e molti Sermoni di eloquenza piana» (Ghirardacci, Istor. di Bologna, i, 415; cfr. Serrav. ad Par. xii, 124). Venne a Firenze « fra il 1297 e il 98 a chiedere al Comune che aiutasse papa Bonifazio nella guerra Colon-nese, e n'ottenne l'invio di cento militi sotto il comando di Inghi-ramo da Biserno » (Del Lungo, Dino Comp. ir, 95). Nel giugno del 1300 Bonifazio VIII lo rimandò a Firenze in qualità di paciaro, « e da' Fiorentini fu ricevuto a grande onore. E lui riposato in Firenze, richiese balìa al comune di pacificare insieme i Fiorentini; e per levare via le dette parti bianca e nera volle riformare la terra, e raccomunare gli ufici, e quegli dell'una parte e dell'altra ch'erano degni d'esser priori, mettere in sacchetti a sesto a sesto, e trargli di due in due mesi, come la ventura venisse ; che per le gelosie delle parti e sette incominciate, non si facea lezione de' priori pelle capitudini dell'arti, che quasi la città non si commovesse a so-buglio, e talora con grande apparecchiamento d'arme. Quegli della parte bianca che guidavano la signoria della terra, per tema di non perdere loro stato, e d'essere ingannati dal papa e dal legato per la detta riformazione, presono il peggiore consiglio e non vollono ubbidire; per la qual cosa il detto legato prese sdegno, e tornossi a corte, e lasciò la città di Firenze scomunicata e interdetta ; » G. Vill. vili, 40. Ciò avvenne per l'appunto durante il priorato di