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Enciclopedia Dantesca
Dizionario critico e ragionato di quanto concerne la vita e le opere di Dante Alighieri - Volume II - M-Z
Giovanni Andrea Scartazzini
Ulrico Hoepli Editore Milano, 1899, pagine 2200

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a cura di Federico Adamoli

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   Martino da Braga - Martire
   naccia. unde super ejus sepulcro fertur quod sunt isti duo versus. Gaudent anguille quia mortuus liic jacet ille. Qui quasi morte reas escoriabat eas. » - Benv.: « Fuit multum favens Carolo I contra Siciliani, et misit francos contra Forlivium : vir bonus et prudens ni-mis, tamen splendide vivens. Nam cum haberet curiam in Italia in civitate Viterbii, faciebat suffocari anguillas optimas illius lacus in vino optimo vernaccino, et illas sapidissimas avidissime come-debat. Nec minus bene bibebat cum illis, quia anguilla vult natare in vino in ventre. » - Buti: « Fu molto goloso, e tra l'altre golosità n'ebbe una la quale conta nel testo; cli'elli si facea recare l'anguille del lago da Bolsena, che è una città nel Patrimonio, le quali sono le milliori anguille che si mangino, tanto sono grasse e di buono sapore; e faceale mettere e morire nella vernaccia e poi battere e meschiare con cacio et uova e certe altre cose, e fecevane fare vivande in più maniere, le quali sono tanto ingrassative, che '1 ditto papa continuandole moritte di grassezza. »
   Martino da Braga o I>nmia, lat. Martinus Bracarensis o Dumiensis, Monaco, Vescovo e Santo del sesto secolo. Nacque verso il 510 nella Pannonia, si distinse per la sua dottrina, viaggiò in Terra Santa, fondò poi il chiostro di Dumia o Duma, del quale fu abate e vescovo ; finalmente fu eletto arcivescovo di Braga, e morì verso il 582. Sulla sua vita e le sue opere cfr. Fabricius, Bibl. lat. medii cevi, v, 38; Bibl. gr. xii, 215, 230. Mabillon, Act. SS. Bened. i, 257 e seg.; Act. SS. Boll, ni, 86 e seg. Antonio, Bibl. Hispan. Vetus, i, 284. Tamajo, Martyrol. Hisp., 317. Florez, Espana sa-grada, xv, 383 e seg. Labbe, De script, eccl. i, 60. Parecchie delle sue opere morali furono nel medio evo attribuite a Seneca; così tra altre la Formula de honestce vitcs, sive De quatuor virtutibus car-dinalibus (ed. nella Maxima Bibl. Patr., Lugd., 1677, x, 382 e seg.). Dante cita due volte quest'opera, col semplice titolo, Conv. ni,8,80, e attribuendola egli pure a Seneca, De Mon. il, 5, 17.
   Martirare, dal lat. martyr, Martirizzare, Tormentare; lnf. xxvi, 55. Purg. xv, 108; xvii, 132.
   Martire, e più spesso Martìrio e Martìro, dal lat. mar-tyrnim, Tormento, spezialmente Tormento che si patisce nell'esser martorizzato; ed anche per Pena semplicemente, come pure per Affanno, Passion d'animo; lnf. iv, 28; v, 116; ix, 123; x, 2; xii, 61; xiv, 65; xvi, 6; xviii, 95; xxm, 117; xxvnr, 54. Purg. iv, 128; vii, 28; x, 109; xn, 60; xxiii, 86. Par. x, 128; xi, 100; xv, 148; xviii, 123, 135; xxxii, 32. Vit. N. xxxix, 53; xl, 23, 42.