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Enciclopedia Dantesca
Dizionario critico e ragionato di quanto concerne la vita e le opere di Dante Alighieri - Volume II - M-Z
Giovanni Andrea Scartazzini
Ulrico Hoepli Editore Milano, 1899, pagine 2200

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a cura di Federico Adamoli

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   Mertare - Mescliita
   xviii, 55; xxm, 60. - 3. Farsi più mero, per Divenire più risplendente; Par. xi, 18.
   Mertare, Sinc. di Meritare; Purg. xv, 26; xvil, 105; xxi, 90. Vit. N. vili, 55.
   Merto, Sinc. di Merito: 1. 11 meritare, nel senso ass., Ciò che rende degno di guiderdone o di castigo; Inf. ìv, 49. Purg. xi, 18; xviii, 60. Par. in, 97; xiv, 33; xx, 40; xxv, 69; xxix, 62; xxx, 147; xxxi, 69. - 2. Usato a significare ad un tempo stesso merito e demerito; Purg. xviii, 45. - 3. Talora vale anche Castigo, Pena; Inf. xxxi, 93. - 4. Premio inuguale ai meriti; Par. vi, 119.
   Mescere, dal lat. misccre, propr. Confondere insieme. E per Versare il vino, o altri liquori, nel bicchiere, per dar bere. Trasl. per Saziare il desiderio, Contentare, Rispondere a piacimento di alcuno; Par. xvn, 12.
   Meschino, prov. mesqui, frane, ant. meschin, spagn. mezquino, dall'arabo meslcin (« Saraceni mischinum mendicum vocant; » Gìoss. paris. in Pfeiffer, German. vm, 395. Cfr. Diez, Wòrt. i3, 274): 1. Nome che dinota eccesso di povertà, di miseria in gen. Vit. N. ix, 34. - 2. Per Servo, Schiavo; Inf. xxvii, 115.- 3. E fem. Ancilìa, per Ancella, Serva, Damigella; Inf. ix, 43.
   Meschita, dall' arab. Megit, Moschea. Trasl. Le torri della città di Dite; Inf. vili, 70. Bocc.: « Meschite chiamano i Saracini i luoghi dove vanno ad adorare, fatti ad onore di Maometto, come noi chiamiamo Chiese quelle che ad onor di Dio facciamo: e perciocché questi così fatti luoghi si sogliono fare più alti e più eminenti che gli edifici cittadini, è usanza di vederle più tosto uno che di fuori della città venga, che l'altre case; e perciò non fa l'autor menzione dell'altre parti della città dolente, ma di questa sola, chiamandole meschite, siccome edifici composti ad onor del demonio, e non di Dio. » - Buti : « Meschita è vocabolo saracinesco, et è luogo ove li Saracini vanno ad adorare; e perchè quelli luoghi hanno torri a modo di campanili ove montano li sacerdoti loro a chiamare lo popolo che vada ad adorare Iddio, però l'autore chiama le torre di Dite meschite.» - Gelli: « Questa voce meschite è voce turchesca e significa propriamente quel che noi chiamiamo oggi moschee, che sono i templi, e per dire secondo l'uso nostro le chiese, e i luoghi dove i Turchi dicono i loro ufficii, e fanno le loro orazioni a Maomet; le quali hanno tutte, in cambio de'campanili delle nostre, allato una torre, sopra della quale saglie uno, quando è l'ora de' loro ufficii, a