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Enciclopedia Dantesca
Dizionario critico e ragionato di quanto concerne la vita e le opere di Dante Alighieri - Volume II - M-Z
Giovanni Andrea Scartazzini
Ulrico Hoepli Editore Milano, 1899, pagine 2200

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a cura di Federico Adamoli

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   Verona
   2117
   Verona, Città e fortezza dell'alta Italia sull'Adige; Inf. xv, 122. Purg. xvm, 118. Vulg. El. i, 15, 8. - Loria, 147 e seg.: «Verona giace sull'Adige in luogo piano, ma a piedi di amene colline. Fu edificata dagli Euganei nel quarto o quinto secolo prima dell'era volgare. In seguito l'occuparono gli Etruschi ed i Veneti. Caduta in potere dei Romani fu innalzata al rango di Municipio. Odoacre e Teodorico vi stabilirono la loro residenza. Sotto i discendenti di Carlo Magno fu la capitale del regno d'Italia. Costituitasi a repubblica si unì alla lega lombarda contro l'imperatore Federigo I. Agitata bene spesso dalle fazioni dei guelfi e ghibellini fu oppressa per alcun tempo dal giogo di Ezzelino da Romano. Nel 1262 elesse Martino I della Scala suo cittadino, a capitano del popolo. Implacabile nemico dei guelfi perseguitili con tanta pertinacia che si trasse addosso grandi odii. Vinse più volte i suoi avversari, ma costoro essendo ricorsi al tradimento riuscirono di farlo uccidere nell'anno 1277. Alberto I suo fratello e successore volse ogni pensiero a rassodare la propria possanza, e morì nel 1301 dopo aver tenuto il governo della sua patria per 23 anni. Ad Alberto succedette il figliuolo Bartolommeo che dominò per soli due anni, e morì nel 1304. Morto Bartolommeo, Alboino I suo fratello occupò l'ufficio di podestà fino al 1311. A questi successe Cane I, detto il Grande, per le alte virtù onde era fregiato e per le valorose sue gesta. Eletto vicario imperiale, allargò i confini del suo dominio, e nel 1312 ottenne anche il governo di Vicenza. Fra le guerre che divisero Padova, Trevigi e l'impero si attenne all'ultimo. In quelle dissensioni egli pensava ad ingrandirsi, e si fece padrone di tutta la Marca di Verona e di Trevigi, crebbe sempre di potenza e venne ascritto fino nel libro d'oro della repubblica di Venezia. Cane Grande ebbe le qualità dei principi più illustri. Capitano valoroso e uomo di Stato ad un tempo, distinto per una affabilità che nulla toglieva alla maestà ed al contegno che gli conveniva, grande nelle sue idee, intrepido in ogni evento, protettore delle lettere e delle arti. Vigilante alla floridezza di Verona aveva nel 1318 pubblicato una nuova compilazione de' suoi statuti municipali, formati quelli dei mercanti che si hanno per i più antichi in Italia, ed innalzate nuove mura ampliando il circuito della città. La sua corte che con sentimento di meraviglia viene dal Boccaccio descritta era celebre per uno sfarzo che non si era per anco conosciuto, e resa ancor più famosa dall'asilo che vi avevano trovato profughi illustri. Dante Alighieri, Uguccione della Faggiola, Spinetta Malaspina furono da esso sontuosamente accolti ; Guido da Castello, Sagacio Muzio Gaz-zata, narratore della magnificenza della corte di Verona, Giacomo di Carrara, Vanni Scornazzano, Albertino Mussato vi trovarono ri-