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Enciclopedia Dantesca
Dizionario critico e ragionato di quanto concerne la vita e le opere di Dante Alighieri - Volume II - M-Z
Giovanni Andrea Scartazzini
Ulrico Hoepli Editore Milano, 1899, pagine 2200
Vessillo-Testa, Teste
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grande battaglia tra' Franceschi e' Ciciliani, e furonne morti e fediti assai d'una parte e d'altra; ma il peggiore n'ebbono quegli di Palermo. Incontanente tutta la gente si ritrassono fuggendo alla città, e gli uomini ad armarsi gridando : muoiano i Franceschi. Si raunarono in su la piazza, com'era ordinato per gli caporali del tradimento, e combattendo al castello il giustiziere che v'era per lo re, e lui preso e ucciso, e quanti Franceschi furono trovati nella città furono morti per le case e nelle chiese, sanza misericordia niuna. E ciò fatto, i detti baroni si partirono di Palermo, e ciascuno in sua terra e contrada fecero il somigliante, d'uccidere i Franceschi tutti ch'erano nell'isola, salvo che in Messina s'indugiarono alquanti dì a rubellarsi : ma per mandato di quegli di Palermo, contando le loro miserie per una bella pistola, e eh' elli doveano amare libertà e franchigia e fraternità con loro, sì si mossono i Messinesi a rubellazione, e poi feciono quello e peggio eh' e' Palermitani contra a' Franceschi. E trovarsene morti in Cicilia più di quattromila, e nullo non potea nullo scampare, tanto gli fosse amico, come amasse di perdere sua vita; e se l'avesse nascoso, convenia che '1 rassegnasse o uccidesse. » Questo racconto dell'antico cronista pecca però di inesattezza. Non una congiura di Baroni, ma sollevazione improvvisa di popolo fu cagione dei Vespri Siciliani. I baroni, che stavano cospirando, vidersi così caduta la palla al balzo, e si frammisero al popolo e furono gridatori di libertà, ma non fecero che togliere la corona di Sicilia agli Angioini e darla agli Aragonesi. Lo stesso Giovanni da Procida, tenuto sin qui l'eroe de' Vespri, non v' ebbe a principio alcuna parte. Cfr. Amari, La guerra nel Vespro Siciliano, Palermo, 1842, 9a ediz., 3 volumi, Milano, 1886. Ejusd., Racconto popolare del Vespro Siciliano, Roma, 1882.
Vessillo, lat. vexillum, Stendardo, Bandiera. Vessillo era la insegna militare ai Latini, ma mobile. È voce d'uso più eletto che Bandiera. Stendardo è drappo steso, e retto ad un' asta, Par. xxv it, 50, nel qual luogo il Poeta allude al fatto che sin dall' anno 1229 1' esercito pontifìcio si chiamava cliiavisegnato, perchè portava per divisa le Chiavi della Chiesa. Cfr. Murat., Ann. d'Ital., ad a. 1229.
Vesta, Veste, lat. vestis, dal gr. so&yjg, Vestimento in generale, Abito. 1. Signif. propr. Purg. vili, 29. - 2. Fig. per esprimere ingannevole apparenza; Par. xxvii, 55, nel qual luogo il Poeta allude a quel del Vangelo S. Matt. Vii, 15: « Attendite a falsis prophetis, qui veniunt ad vos in vestimentis ovium, intrin-