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Enciclopedia Dantesca
Dizionario critico e ragionato di quanto concerne la vita e le opere di Dante Alighieri - Volume II - M-Z
Giovanni Andrea Scartazzini
Ulrico Hoepli Editore Milano, 1899, pagine 2200

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a cura di Federico Adamoli

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   Vice
   2127
   perchè a vicenda permette ora uno officio, e ora un altro. » - Dan.: « La Providenza divina che comparte e distribuisce vicendevolmente gli uffici. » - Vent.: « Distribuisce le vicende e gli uffizj, cioè gli uffizj che si fanno a vicenda or dall'uno or dall'altro. » -Lomb.: « Vice ed officio, vicenda ed affare. » - JBiag.: « Sorteggia e distribuisce lassù gli affici e le vicende, o sia gli offici fatti a vicenda da uno o da altro. »- Torelli: « Vice, cioè vicenda, ora del parlare, ora del tacersi. » - Ces.: « Vice ed oficio, è come dire vice d'ofizio; cioè, avvicenda gli ofizj, vuol dire, che Dio assegna variamente gli uffizj, or del tacere, or del parlare ; or del dir uno, ora altro. » - Tom.: « Vicenda dell'ufficio. » - Andr.: « Vice, vicenda, or di parlare, or di tacersi. »- Bl.: « Vice sembra quasi sinonimo di officio; ovvero il Poeta ha voluto dire: la provvidenza riparte : il tempo, vice, dove è da agire e L'impiego, officio. » -Propriamente vice è lo stesso che vece ; ma dicesi ancora la Volta che tocca ad alcuno d'operar checchessia, quando le operazioni si debbono fare determinatamente or da uno, or da un altro. In questo senso sembra avere qui Dante adoperato tal voce. Vuol dire che quella provvidenza divina, la quale determina il tempo del parlare, del cantare e del tacere, ed assegna a ciascheduno il suo ufficio particolare, impose silenzio a tutti quei Beati ed assegnò a S. Pietro 1' ufficio di imprecare contro le turpitudini papali. - Anche nel-l'altro luogo Par. xxx, 18 il signif. di questa voce è disputabile. I più antichi commentatori tirano via silenziosi. Benv.: « Ad per-ficiendum istum tractatum. Et bene dicit: nam autor, ascendendo gradatim per omnes speras beatorum et angelorum, continuo su-perexaltavit pulcritudinem Beatricis; nunc vero cum pervenerit ad visionem Dei, quidquid diceret de pulcritudine Beatricis foret pa-rum, immo nihil. » I più prendono vice al senso di volta e spiegano: A dir pienamente quello che di lei dovrei dire questa volta (Buti, Land., Veli., Dan., Voi., Vent., Torel., Lomb., Port., Pogg., Wagn., Br. B., Greg., Andr., Triss., ecc.). Altri danno a questa voce il significato di incarico, uffizio, ecc. e spiegano: A compier l'uffizio che ora ho di dire di lei (Parenti, Costa, Ces., Borg., Tom., Frat., ecc.). È difficile decidere. Non sembra tuttavia, come osserva il Parenti, che si possa ammettere senza sforzo il fornire assoluto. Vice ne' Latini valeva uffizio, dal ritornare gli uffizi alla volta loro e dall'essere vicendevoli. Ces.: « Non si potrebbe prendere vice per ofizio, lavoro ? Ne abbiam però esempi di Latini. Fedro, lib. 4, fav. ult. Tuce sunt partes : fuerunt aliorum dein: Dein simili gyro venient aliorum vices, e lib. 3, prol. Vestram meamque vi-cem explere (che è tutto il presente passo); ed Oraz. Art. poet., v. 304, Fungar vice cotis. » Inquanto al concetto Conv. in, 4, 3
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