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Enciclopedia Dantesca
Dizionario critico e ragionato di quanto concerne la vita e le opere di Dante Alighieri - Volume II - M-Z
Giovanni Andrea Scartazzini
Ulrico Hoepli Editore Milano, 1899, pagine 2200

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   addormentate, ed alcuni Padovani leggermente armati, varcando la fossa, si resero padroni dei ponti levatoi, e li abbassarono prima che i Vicentini s' accorgessero della venuta dei nemici. Le guardie risvegliandosi fuggirono in città e ne chiusero le porte, ed i Padovani senza adoperare le armi rimasero padroni del sobborgo. Il suono delle trombe e le grida di vìva Padova ! annunciavano questa vittoria agli abitanti, che erano desiderosi di scuotere il giogo di Cane, ma pieni di sospetto e temendo che non si abusasse del diritto della guerra, guardavano tremanti i vincitori. Fra queste cose uscì un bando in nome di Ponzino Ponzoni, che portava pena di morte contro chiunque si rendesse colpevole di furto o di omicidio. Frattanto i Vicentini per meglio difendere la città tentarono d'appiccare il fuoco alle case del sobborgo più vicine alle mura; ed i Padovani non sapendo approfittare della vittoria stabilirono il loro campo duecento passi lontano dal preso sobborgo, di cui affidarono la guardia a Vanni Scornazzano, ed a suoi mercenari. Appena giunti al luogo in cui dovevano porre il campo lo stesso Scornazzano uscendo da quello, si recò dal Podestà Ponzino, e trovatolo con Giacomo di Carrara e co'principali capi dell'armata, richiese di concedere ai soldati il sacco del sobborgo. Ponzino ed i capi del popolo non vollero accondiscendere alla domanda; ma i mercenari non avevano aspettata la decisione del consiglio, ed il saccheggio era già incominciato. Gli sventurati abitanti cui era stata garantita la sicurezza, furono all'improvviso trattati con tutto il rigore; e lo stesso Ponzino chiuse gli occhi sulla licenza de' propri satelliti, che davano l'esempio di tutti i delitti. I mercenari incaricati di custodire la porta che dal sobborgo s' entrava in città, T abbandonarono spargendosi nelle case, e ben tosto la ciurmaglia del popolo Padovano accorse sollecita dal campo per dividere le spoglie. Furono gettate ne' campi tutte le munizioni che erano state portate sui carri che seguivano 1' armata, onde caricarli de' più preziosi effetti del bottino, e nessun luogo fu risparmiato dalla brutalità dei soldati. Frattanto era stato dato avviso a Cane della Scala, che trovavasi in Verona, della presa del sobborgo; ed egli gittatosi in ispalla l'arco, che soleva spesso portare all'usanza dei Parti, balzò tosto a cavallo, e corse a Vicenza con un solo scudiere. Giunto in città, chiamò i suoi compagni d'arme, e fermatosi appena a bere un bicchiere di vino offertogli da una povera donna, fece aprire la porta di Liseria, e piombò sui nemici con soli cento uomini d'armi che aveva raccozzati. Tutta l'oste Padovana era occupata nel saccheggio e immersa nella dissolutezza. Cane non trovò nel sobborgo veruna resistenza; alquanto più in là gli fece testa alcun tempo una piccola squadra di gentiluomini, fra i quali tro-