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Enciclopedia Dantesca
Dizionario critico e ragionato di quanto concerne la vita e le opere di Dante Alighieri - Volume II - M-Z
Giovanni Andrea Scartazzini
Ulrico Hoepli Editore Milano, 1899, pagine 2200
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Virgilio
si declamò contro i classici antichi, ma intanto, per necessità e per inclinazione sempre si lessero e si studiarono, l'autore preferito restò sempre Virgilio. E se ci fu la tendenza a ripescare qua e là negli scrittori pagani certi accenni e quasi presentimenti del cristianesimo, tanto più ci fu per Virgilio, massimo di tutti. Di lui più che d'ogni altro - stante la sua dottrina enciclopedica, stante la riputazione di anima candida che da Orazio in poi gli fu sempre attribuita (si giunse a credere che egli si chiamasse Virgilio per la sua verginità), e stante quella IVa ecloga dove all'occasione della nascita d'un fanciullo il poeta cantò il prossimo ritorno dell'età dell'oro, con tali parole che non ci fa specie che alle facili e allucinate menti del medio evo dovesser parere chiaramente allusive al cristianesimo, to-stochè anche a noi fanno alla prima una impressione un po'curiosa - di lui, dicevamo, più che d'ogni altro si fece un profeta, più o meno inconscio, un prenunziatore come la Sibilla della imminente venuta di Cristo. E si parlò di convertiti alla fede cristiana per effetto della IVa ecloga, com'è per esempio Stazio anche in Dante. - A Virgilio si applicò la solita interpretazione allegorica. Neil' opera di Fulgenzio (VI sec.?) è evocato Virgilio stesso a spiegare la sua allegoria, il che egli fa esponendo cose goffe e pazze con aria accigliata e pedantesca. L'allegoria è ammessa ancora da Dante (Conv. IV, 24 e 26). - Inoltre, Roma e il suo impero era il più grande ricordo e il più grande ideale storico e politico del medio evo; e il tradizionale sentimento romano era come moltiplicato, coonestato e ribattezzato dal sentimento cristiano, al cospetto del quale la forte unità dell' impero romano era stata la condizione che avea resa possibile la diffusione della nuova fede, la quale era provvidenzialmente comparsa nel mondo poco dopo ch'era nato l'impero. E Virgilio, il poeta di Eoma e di Augusto, aveva così un valore filosofico-storico, essendo egli l'incarnazione letteraria dell'impero augusto. - Ora, come Dante idealizzò la sua Beatrice, e della pargoletta dei suoi amori giovanili ne fece la personificazione dell' autorità spirituale, così idealizzò Virgilio. Ma per questo ebbe men cammino a percorrere, poiché, come s' è visto, il lavorìo secolare delle generazioni antecedenti avea già idealizzato il Virgilio della Storia. Solamente, Dante non prese passivamente il resultato del lavorìo collettivo, ma risentì entro di sè potentemente, più potentemente che ogn' altro, quegli impulsi stessi che aveano dato origine agli elementi ideali del Virgilio medioevale, ed ebbe pure per di più un altro e fortissimo impulso tutto suo, la intelligenza delicata e profonda che egli, poeta ed uomo di genio, aveva del valore estetico àeWEneide, del quale da gran tempo niuno avea una intuizione e un sentimento diretto ed intimo. Ed appunto