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Enciclopedia Dantesca
Dizionario critico e ragionato di quanto concerne la vita e le opere di Dante Alighieri - Volume II - M-Z
Giovanni Andrea Scartazzini
Ulrico Hoepli Editore Milano, 1899, pagine 2200
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altresì Lemici e Lemizzoni, era salita ili tempi anteriori a molta opulenza; una sola cronaca asserisce che molti fra i Dente furono banchieri; ma si può affermare con sicurezza ch'essi avessero abbandonata questa professione nel secolo XIII. Avvolti nelle vicende politiche di Padova ai tempi d'Ezelino, essi esercitano in questa città un'influenza che vien fatta maggiore dalle persecuzioni sofferte, e quel Vitaliano, a cui si vorrebbe alludesse il Poeta, è insignito delle dignità più cospicue della repubblica. Magnanimo, grande e generoso, come lo descrivono i suoi contemporanei e fra essi Albertino Mussato che aveva avuta in moglie sua sorella Ma-bilia, egli mantiene con fermo governo la dominazione di Padova sopra Vicenza; eletto a podestà ne' primi sei mesi dell'anno 1307, non teme la taccia di crudele, sventando le frequenti congiure che secondavano i disegni ambiziosi di Alberto della Scala, nè si dà cura di sottrarsi ai pericoli che in quella città sovrastavano agli oppressori padovani. - Sembra perciò molto inverosimile che ad un patriottismo e ad una grandezza d'animo così spiccati s'accompagnasse la sordidezza dello strozzino, e si può bene affermare che, s'egli avesse meritata una simile censura, i suoi contemporanei, più presto malevoli che indulgenti, non l'avrebbero di certo taciuta. Dante stesso non poteva per questi motivi esser tratto in errore dalla parentela che univa Vitaliano dei Lemici a P^eginaldo Scrovegno ; i due caratteri erano tropo diversi perch'egli potesse accomunarne le sorti nel supplizio dei dannati, e s'anche questo giudizio fosse venuto alle sue orecchie nell'asilo ospitale degli Scaligeri, la di lui consueta indipendenza non permette di credere eh' egli si piegasse a blandire i lavori della corte di Verona ripetendo un' accusa inconsiderata. - Non esisteva adunque in questa città un'arpia di tal nome nel principio del secolo XIV? Nessun Vitaliano avrebbe appeso al suo collo il turpe distintivo del sacchetto bianco, ingegnosa allegoria del Poeta, che fa pensare al san benito nei giorni crudeli dell'intolleranza? - Se l'affermazione di un cronista merita fede (Jo. Boni Andkea de Favafusciiis, De ge-neratione aliquorum civium Paduce tam nobilium quam ignobi-lium : « Et unus dominus Vitalianus potens et ditissimus vitam mirabilem (?) in peccatis duxit, quoniam maximus usurarius fuit, quem Doctor vulgaris damnat ad inferos permanere. » Il valore di quest'asserzione si accresce per chi pensi che questa cronaca credesi scritta nell'anno 1335), quest'uomo fu più verosimilmente Vitaliano di Jacopo Vitaliani ; ricchissimo, potente ed indurito nel peccato, egli sembra rappresentare degnamente quei tipi d'usu-rajo così frequenti in quell'epoca; non è un cavaliere spadaccino ed ambizioso del secolo XIV, ma ci viene dipinto colle sembianze