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Enciclopedia Dantesca
Dizionario critico e ragionato di quanto concerne la vita e le opere di Dante Alighieri - Volume II - M-Z
Giovanni Andrea Scartazzini
Ulrico Hoepli Editore Milano, 1899, pagine 2200
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ceano: Ecco la Volpe!» Del resto le opere di Guido da Monte-feltro furono bensì di volpe (confr. Murat. 1. c., voi. xi, p. 188; voi. xv, p. 981-983), ma nello stesso tempo anche di leone, essendo egli stato uno dei più valenti guerrieri del suo tempo. G. Vill. (Cron. vii, 44) lo dice « Savio e sottile d'ingegno di guerra più che niuno che fosse al suo tempo. » Cron. di Pisa ap. Murat. 1. c. xv, 9S1 : « La sua persona era temuta più per (più che) cinquecento uomini.» Ibid. 983: « I Pisani pareano vigorose persone e valenti, e buoni discepoli, che bene aveano imparato da buon maestro, cioè dal conte Guido. » F. Frano. Pipino (Cron. 1. ìv, c. 9, ap. Murat. 1. c. ìx, 718) lo dice virum bellandi solertelii, virum strenuum (Ibid. 726), strenuus dux bellorum (Ibid. 741, 743), così anche Ricob. Ferrariens. Hist. Imp. ap. Murat. 1. c. ìx, 144). La cron. Astens. (ap. Murat. 1. c. xi, 188) lo chiama sapientìssimus virorum, fortis, et largus et calìidissimus in bel-lando, ecc. Cfr. Guido, § 15. - 2. Volpi sono detti i Pisani, Purg. xiv, 53. Lan.: « Li quali sono uomini viziosi e fraudolenti e ingannatori, sichè dirittamente si possono assomigliare a volpi. » -Ott. : « Li Pisani, li quali pone per volpi ; e dice, che sono sì pieni di frodo, che non temono ingegno che l'occupi. Santo Isidoro dice: volpe è detto, quasi volubili piedi; mai non va per diritto cammino, ma torce per tortuosi tragetti; animale di frode, e con aguati ingannante, perocché quando non ha che mangiare, infignesi essere morta, ed in cotale guisa gli uccelli discendenti a lei, come a un corpo morto, rapisce ed uccide. » - Buti: « Li Pisani, li quali assimilila a le volpi per la malizia: imperò che li Pisani sono astuti, e co r astuzia più che co la forsa si rimediano dai loro vicini. » -3. La Volpe mistica nella gran visione del Paradiso terrestre, Purg. xxxii, 119 è il simbolo dell'eresia che nei primi tempi fece guerra alla Chiesa. Così la gran maggioranza dei commentatori antichi e moderni. I più dicono dell'eresia in generale (Lan., Falso Bocc., Benv., An. Fior., Buti, Veli., Dan., Voi., Vent., Pogg., Biag., Ces., Tom., Br. B., Brun., Andr., Cam., Frane., Kanneg., Kop., Witte, Krig., Nott., Ozan., Aroux, Batisb., Longf., Sanjuan, Zinelli, Ponta, Picchioni, Bclhr, Em. Giud., Lubin, Barlow, Scart., Leop. Witte, Graziani, Settembrini, Bocci, Ed. Dan., Marianni, Coltelli [Nuovo metodo di intendere Dante, Bologna, 1875, p. 118] ecc.); altri dice che questa volpe ha a significare un frodolente scismatico, o vero eretico, senza dirci quale (Ott.). Altri vogliono che essa significhi l'eresia che s'introdusse nella Apostolica Cattedra per papa Anastagio II, che cadde nell'errore di Fo-tino (cfr. Inf. xi, 8, 9, nt.), il quale sosteneva che Gesù Cristo fosse puro uomo (Lomb., Portir., Wagn., Triss., Streckf., Guseck,
138. — Enciclopedia dantesca.