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Enciclopedia Dantesca
Dizionario critico e ragionato di quanto concerne la vita e le opere di Dante Alighieri - Volume II - M-Z
Giovanni Andrea Scartazzini
Ulrico Hoepli Editore Milano, 1899, pagine 2200

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a cura di Federico Adamoli

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   Zanna - Zara
   sto m.cc.l del mese di maggio, essendo rimaso generale vicario et capitano della guerra di Lombardia, venne a oste sopra la città di Bologna, i quali si tenevono colla chiesa di Roma, et eravi il legato del Papa con gente d'arme al soldo della Chiesa. I Bolognesi uscirono fuori vigorosamente, popolo et cavalieri, incontro al re Enzo, et combattersi con lui, et sconfìssonlo, et presonlo nella detta battaglia con sua gente, et lui missono in prigione in una gabbia di ferro, et in quella con gran disagio finì sua vita a grande dolore. Essendo adunque questo messer Michele Zanche di Logodore grande con questa madre del re Enzo nell'isola, morto il re Enzo, la donna non guardò che questi fosse sciancato: tolseselo per marito. Egli era ricchissimo uomo, però che sempre attese a fare baratterìa, benché nell'ultimo ne capitasse male; chè, avendo avuto una figliuola di questa sua donna, la maritò a messer Brancadoria da Genoa. Questo messer Brancadoria, avvisando troppo bene d'essere signore di Logodoro, perchè avea per moglie la figliuola di donno Michele Zanche, giudice di Logodoro, non avendo rispetto nè al parentado, nè ancora che l'avea fatto grande e ricco, lo invitò un dì a desinare seco a uno suo castello ch'egli tenea nell'isola, et essendo don Michele con questo suo genero nella forza sua, messer Brancadoria il fece tagliare per pezzi, lui et la sua compagnia, et fessi signore di Logodoro. » - I commentatori successivi non aggiungono cosa alcuna che fosse degna di menzione.
   Zanna, cfr. Sana.
   Zanzara, che anche dicesi Zenzara; spagn. zenzaìo, frane, ant. cincelle, ted. ant. zinzila, zinzala (cfr. Diez, Wòrt. i3, 450), Dal suono che fa sibilando; Animaletto piccolissimo, volatile, eli'è molestissimo specialmente nella notte a chi dorme, succhiando il sangue, e lasciando il segno ovunque punge con un suo acutissimo pungiglione, Inf. xxvi, 28.
   Zappa, basso lat. zappa, probabilm. dal gr. axa^avv), e questo dal verbo oy.àTr-csiv (cfr. Diez, Wòrt. i3, 449), Arnese di ferro piuttosto largo e un po' ricurvo, che si usa per lavorare la terra non sassosa, come per la sassosa si adopra la marra o lo zappone; Conv. i, 8, 49.
   Zappare, Lavorare la terra colla zappa; Conv. iv, 5, 56.
   Zara, etim. incerta (prov. azar, spagn. e port. azar, catal. atsar, nel basso lat. ludus azar di, e ìudere ad azarum, forse dall'ebraico zarali, arab. volg. zehàr e per contraz. ^ar = dado; cfr. Diez, Wòrt., i3, 41 e seg.), Giuoco che si faceva con tre dadi, nel medio evo tipo