quel tristo, dopo d'avere scontata la pena, giurò d'uccidere un suo compare ch'ei s'era fitto in capo l'avesse denunziato alla giustizia. E infatti, scontratolo un giorno poco lungi da San Rofillo, raccolse dal suolo una grossa pietra, e con ira bestiale rinvesti e gliene die' tante e tante in sul capo, che il fece cadavere. Quest'orrendo assassinio non potè starsi celato, e la Civetta fu presa e tradotta innanzi alla Corte d'Assisi e di Bologna, che giudicò il fatto con severo verdetto, sicché il malvagio (come sopra s'è tocco) lasciò sul patibolo i delitti.
E poiché abbiamo detto che il reo fu giudicato dalla Corte di Bologna, aggiugneremo, per chi non sia del paese, che Pian di Màcina è un gruppo di case presso la Savena, nel territorio di Musiano, a quindici chilometri dalla città; e che Bartolino, sapendo che il Vannini era conosciuto lassù, com' è conosciuto il parroco di Sesto, e la Borgata di San Rofillo, pensò di fare una speculazione, e comperò la sentenza della condanna del Vannini, nell' intendimento di rivenderla e guada* gnarvi un qualche soldo.
Ecco la ragione per cui nel dì del Corpus Domini quello zotico di Bartolino, benché difettoso della lingua e stentato assai della parola, camminava e urlava per Pian di Màcina, insistendo con grandi e piccoli, uomini e donne, affinchè comprassero la bella storia di quello scellerato, dove s'imparano tante cose importanti. S'accostò colla sentenza al capo-fabbrica della cartiera di Sesto, e tanto l'attorniò e tanto l'importunò perchè comprasse
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