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gazzo del popolo, figlio d'un povero cavallaro, il quale ragazzo balbettava come Bartolino, e fu chiamato il Tartaglia.
Ebbene; coBtui diventò un portento di sapere, benché da fanciullo non avesse di che vivere. Quassù a Cassano nacque un fanciullo assai meschino, che poi a Bologna lavorò maioliche e terraglie da destare maraviglia. —
— E degli arrotini che divenissero qualche cosa al mondo, ve n'ebbero? dimandò il maestro di scuola?
— E de' maestri di scuola, che sapessero un po' più dell'abbiccì (domandò un arrotino), ne abbiamo avuti 8otto la cappa del cielo?
— Sì, sì, di tutti, di tutti, disse a voce chiara e tonda il signor Teòtimo ; e maestri di scuola, ed arrotini, e sellai, e barbieri, e fabbri-ferrai, e facchini..,., d'ogni fatta di figli del popolo potrei narrarvi o farvi leggere le vite onorate e gloriose. Un villano da Coti-gnola gittò la zappa e diventò capitano valorosissimo; un porcaro delle Marche e un contadino di Toscana divennero Pontefici ; il figlio d'un barbiere fu professore a Bologna, e il ragazzo d'un falegname riuscì il più gran poliglotta della terra.
— Poliglotta, poliglotta! sclamarono gli ascoltanti fra la meraviglia e la derisione.
— Po... poli... gotta, ripetè Bartolino. — E fu una risata universale.
— Io credo (si fece a dire il maestro) che poliglotta voglia dire che ha più lingue. .