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Figli del popolo venuti in onore
Operetta storico-morale
Salvatore Muzi
Tipografia Scolastica di A. Vecco e Comp., 1867, pagine 216

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — QuoBt'è il busìllis! disse scherzando il maestro di scuola.
   — Ottimamente, rispose il signor Teòtimo. E proseguì: Protògene, pittor greco, si cibava di lupini per estrema indigenza; e credo fosse altrettanto del Bresciano e dei suoi. Alla sventura della povertà s'aggiunse l'ira dei Francesi, che a Brescia nel 1512 fecero man bassa sul popolo inerme, sulle donne e sui fanciulli.
   — Bricconi! sclamò l'organista; un certo signor Filippino, uomo di buona pasta, di cuore tenero, e nemico de' prepotenti e delle loro soperchierìe.
   Il signor Teòtimo proseguì : Essendo dunque i Francesi inviperiti, e menando le mani senza pietà, entrarono in una chiesa, dove il nostro Niccolò s'era rifuggito a pregare: e colà dentro, appiè d'un' immagine della Madonna, quo' barbari lo percossero con cinque sberleffi di sciabola, tre sulla testa e due sulla faccia, uno dei .quali a traverso la bocca.
   — Assassini, gridò uno della comitiva.
   — Per dieci... e due dodici, esclamò Bartolino tremando di rabbia; bisognava ammaz... zazarli.
   — Eh ci vuol altro ! —- La madre sentissi scoppiare il cuore di affanno alla vista del figliuolo tutto insanguinato; e, non potendo chiamar soccorso di chirurgo per l'eccessiva povertà, prese a medicarlo da sè, e lo riebbe in salute. Ma la ferita ricevuta dal fanciullo in sulla bocca lo fece poi sempre balbettare, sicché i ragazzi suoi compagni, invece di chiamarlo Niccolò del
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