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Figli del popolo venuti in onore
Operetta storico-morale
Salvatore Muzi
Tipografia Scolastica di A. Vecco e Comp., 1867, pagine 216

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 21 —
   cranio e grandi occhi, ma in tutto il resto meschino e dispetto. Perciò la sua personcina si gracile e la sua testa sì sproporzionata erano venuti in proverbio : e quando voleva dirsi che un cotal uomo era deforme e mingherlino, dicevasi comunemente: egli è un Tartaglia. Ma P apparenza inganna le spesse volte : e dentro quel corpicino stava un1 anima grande, e dentro quel cranio a foggia di zucca era una somma intelligenza. Egli sapeva d'essere segnato a dito, ma non ne faceva gran caso. Però un giorno che una brigata di scioperoni vedendolo attraversare Piazza S. Marco, gli gridò dietro : Vedi, vedi il gran Tartaglia com1 è piccolo ; egli si volse d'un tratto, e disse loro con sarcasmo: Sembro piccolo ai piccoli, non cosi ai grandi,
   « Bravai gridò la comitiva; bravo !
   E il signor Teòtimo seguitò : — Nè solo il Tartaglia fu valente, ma buono. Al benefizio si porse pronto; dell'ingratitudine non si dolse. Gli arroganti non curò, dotti e mansueti amò teneramente. Non ebbe invidia dell'altrui merito, e in ciò diede prova di sapere e di animo grande.
   — Ben detto!
   — Ricordava la burbanza francese, e il brutto scherzo che gli fu fatto in Brescia nel sacro recinto d'una chiesa.
   Perciò studiò molto la difesa delle piazze e il maneggio delle artiglierie: e disegnò fortificazioni, ed applicò la scienza de' numeri alla misura delle distanze e