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— Fortuaa davvero, selaaò 3 ngmor Diodato, da •obito in sol principio potane fini tasto onore.
— Ok sì per eerto, proseguì 0 aigaor Teòtimo; anzi giunte a tale eolaggiù eke lo credevamo un mtgo.
— Un mago? interrogò la comitiva.
— Senza dubbio, e ri dirò la ragione. Trovandosi i i Ronchi di Crevaleore, parlando di quesiti e di giuochi aritmetici eoa un prete di quella terra, gli faceva ?edere la costruzione del Quadrato magico, quando, per caso, imperversò colà un temporale si tremendo, che tutto il cielo bombiva, e lampeggiava, e dava pioggia dirottissima. Pareva il finimondo: e quel semplice di prete n'ebbe tale e tanta paura, ehe sembrava uscito di senno. Alla fine, come Dio volle, il cielo si rabbonacciò; ma nessuno potò trar di capo a quello zotieo che il temporale fosse stato effetto del Quadrato magico de nostro Camillo.
— E che cos' ò il Quadrato magico ? dimandarono & un tempo il maestro, il cartaio e l'organista.
È una figura geometrica ed aritmetica, che non si può intendere se non viene disegnata, e mostrata in pratica.
Ce la faccia vedere, ce la faccia vedere, signor Teòtimo, dissero ad un tempo tutti gli astanti.
— Ben volentieri, ma converrà che andiamo in casa dove potrò disegnarvi il Quadrato sopra una tavola nera»