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tatti, ed ha ottonato per tal modo quell'equilibrio, che ne dà risultamenti tutti eguali.
Bravo ! disse il signor Teòtimo.
Bravo! sclamarono l'organista e il cartaio.
Bravo! ripeterono tutti gli altri, benché non avessero inteso nulla. Ma l'uomo è siffatto, che difficilmente vuol confessare la propria ignoranza.
— Ebbene, dimandò il cartaio, codesto suo arimmetioo si fermò forse al Quadrato magico?
— Oh no! rispose il signor Teòtimo; ei ritornossi a Bologna, dove fra breve fondò un istituto scolastico privato, che conta ora cinquant' anni di vita, e che è in fiore più che mai. Il valent'uomo morì, come vi ho detto, nel 1854; ma un suo figliuolo, non degenere da lui, ne ha proseguita la direzione, e si mostra degno figlio di sì notevole padre.
— Eh! disse l'organista colla sua semplicità villereccia: chi di gallina nasce convien che ràzzoli.
— E come fece il Minarelli (dimandò il signor Diodato) a fondare un istituto e mantenerlo vivo e vegeto sì lungamente ?
— Come fece? —Studiò d'andare innanzi a tutti gli istitutori de'suoi tempi, con buoni metodi, buoni libri» e buoni maestri. Un principe si sostiene in trono con buoni sistemi, buoni codici e buoni ministri, e il Minarelli fu principe fra gPinsegnatori dell'età sua, e mostrò d'esserlo degnamente.
Egli non sorse da dinastia, non ebbe il primato per