Stai consultando: 'Figli del popolo venuti in onore Operetta storico-morale', Salvatore Muzi

   

Pagina (37/218)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (37/218)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Figli del popolo venuti in onore
Operetta storico-morale
Salvatore Muzi
Tipografia Scolastica di A. Vecco e Comp., 1867, pagine 216

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Progetto OCR]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   - 37 —
   — Costui aveva giudizio! sciamò l'arrotino.
   — Per dieci... e due dodici!... se aveva giudizio!
   Mentre la comitiva dava in queste e in altre esclamazioni, sopraggiunse il maestro col segretario, i quali furono accolti da un batter di mani fragoroso.
   — Bene arrivati, bene arrivati!
   — Scaseranno, disse il signor Diodato, se li ho fatto aspettare.
   — Oh! non s'affanni per questo. Abbiamo trovato modo di passar bene il tempo.
   — Manco male!
   — Ora siamo a lei. Ella disponga come vuole circa il luogo per tener cattedra; o fuori sotto l'olmo, o di qua nella sala grande.
   — Nella sala, nella sala; 'dissero quasi tutti gli accorsi. — E si disposero in tante sedie intorno intorno, e presso una gran tavola che stava nel mezze. Dopo di che il signor Diodato, premise alcune scuse alla maniera degli oratori da pergamo, e con voce alquanto tremola incominciò:
   * — Maestro di casa, maestro di sala, maestro di stalla, maestro di ballo, maestro di posta, maestro di musica, maestro di scuola. Così nella graduazione de' maestri quello di scuola trovasi in fondò, gittato sull'ultimo scalino, e, grazie alla fortuna, se non è spinto più giù in una fòssa. Bizzarrie della vita! Eppure il maestro di scuola non è sempre il più ciuco fra i ciuchi. - Cicero prò domo sua, voi ini direte : e sia ! — Ma tiriamo innanzi.