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Figli del popolo venuti in onore
Operetta storico-morale
Salvatore Muzi
Tipografia Scolastica di A. Vecco e Comp., 1867, pagine 216

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a cura di Federico Adamoli

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   — La prego, signor Diodato, non aversi per male di qneste interruzioni.
   — Oh ! le succedono in Parlamento, 4isse il cartaio, e posson bene accadere a Pian di Màcina.
   E il signor Teòtimo: scusi, maestro, prosegua pure.
   — Dunque il fanciullo ebbe nome Vittore, ma per la sua breve statura fu poi chiamà,oYittoràk. I suoi parenti eran poveri, e lo fecero aj^HeRtrarJwia meglio da un grammatico del luogo; ij^H gr^HRnima del giovinetto non poteva istruirs^Hm avrebbe voluto, per mancanza di maestri e di «pri, he a §ae' tempi non era ancora inventata la ^finpa, e i lìbri'iisognava
   li o farseli copiare, e speiidere temjjjpe spenx denari. i
   xnitta faccenda! . . *-•
   — Pur troppi — Vittorino tanto fece che*potr rat carsi a Padova, de*?* jjon sono mancati mai nè maestri nè libri. Ma gli manca u,no ì per averne si diede al penosissimo ufiUi. di pedagogo.
   — Pedagogo ?
   — Pedagogo?
   — Pega... gogo... per dieci... e due dodici; ohe co... cosa vuol dire?
   — Pedagogo, voce greca, vuol dire guida di fanciulli, ed anche un po' maestro ed educatore.
   — Si sa!
   — Bella parola!
   —r II buon Vittorino conduceva dunque fanciulli a