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— La prego, signor Diodato, non aversi per male di qneste interruzioni.
— Oh ! le succedono in Parlamento, 4isse il cartaio, e posson bene accadere a Pian di Màcina.
E il signor Teòtimo: scusi, maestro, prosegua pure.
— Dunque il fanciullo ebbe nome Vittore, ma per la sua breve statura fu poi chiamà,oYittoràk. I suoi parenti eran poveri, e lo fecero aj^HeRtrarJwia meglio da un grammatico del luogo; ij^H gr^HRnima del giovinetto non poteva istruirs^Hm avrebbe voluto, per mancanza di maestri e di «pri, he a §ae' tempi non era ancora inventata la ^finpa, e i lìbri'iisognava
li o farseli copiare, e speiidere temjjjpe spenx denari. i
xnitta faccenda! . . *-•
— Pur troppi — Vittorino tanto fece che*potr rat carsi a Padova, de*?* jjon sono mancati mai nè maestri nè libri. Ma gli manca u,no ì per averne si diede al penosissimo ufiUi. di pedagogo.
— Pedagogo ?
— Pedagogo?
— Pega... gogo... per dieci... e due dodici; ohe co... cosa vuol dire?
— Pedagogo, voce greca, vuol dire guida di fanciulli, ed anche un po' maestro ed educatore.
— Si sa!
— Bella parola!
—r II buon Vittorino conduceva dunque fanciulli a