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Figli del popolo venuti in onore
Operetta storico-morale
Salvatore Muzi
Tipografia Scolastica di A. Vecco e Comp., 1867, pagine 216

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   spasso, e dava loro ripetizione di lèggere, scrivere, grammatica... e che so io.
   — Così spendeva il tempo coi ragazzi (osservò il segretario), e quando poteva studiare per sè?
   — Oh! prosegui il maestro, quando un' anima giovanile è attiva e generosa, non conosce ostacoli, nè si arresta innanzi ad essi, ma li sorvola, e dai superati attigne maggior forza e coraggio a vincer quelli che gli rimangono ancora. Nelle ore pertanto che i suoi fanciulli erano a scuola, egli studiava amene < lettere eloquenza sotto Giovanni da Ravenna, la lingua latin da un certo Barzizza, la filosofia naturale da Faol Nicoletti e la morale da Jacopo della Torre. La ser poi, mentre i suoi alunni dormivano, egli vegliava.^ tendo a sè medesimo le lezioni ricevute ck'que' pub blici maestri, i quali insegnando al^Cniyersità, erano stipendiati dalla Repubblica d:Venezia, e non facevano pagare ai discepoli.
   — QU; a noi che paga il Comune, osservò Isidoro.
   — Per V appunto. — Fin qui le cose per Vittorino andavano a sufficienza; ma ogni diritto ha il suo rovescio, e dopo il buon tempo viene il cattivo. — Abbiamo detto che ad imparare non ispendeva danaro; ma venne il tempo che il meschinello dovette malamente tapinarsi per apprendere le matematiche, della quale scienza avea intenso desiderio. — In tutta Padova non v'era a quei giorni che un sol maestro, il quale sapesse ben addentro