Stai consultando: 'Figli del popolo venuti in onore Operetta storico-morale', Salvatore Muzi

   

Pagina (41/218)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (41/218)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Figli del popolo venuti in onore
Operetta storico-morale
Salvatore Muzi
Tipografia Scolastica di A. Vecco e Comp., 1867, pagine 216

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Progetto OCR]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   ti y
   
   l
   41 —
   le matematiche ; vàl éerto Biagio Pellacano, che le insegnò a Pavia, a Bologna, a Piacenza ed a Padova: ma costai faceva mercato della scienza, e non 1' insegnava a chicchessia, fosse pur povero e di mente acuta, oltre ogjtf. 41re, se noi pagava ben bene. te ! sclamò il cartaio.
   ino, che voleva ad ogni costo imparare le le, cioè il conteggio più sublime e più difficile, al Pellacano, e gli disse: Illustre Professore, povero giovane,
   i
   Che avendo studiato grammatica e filosofia, Uhm!
   — Vorrei imparare le matematiche,
   — Bezzi!
   — Non ne ho d'avvantaggio.
   — Allora statevi nell'ignoranza.
   — Ma io vorrei imparare, ho bisogno d'imparare, farò qualunque sacrifizio per imparare!
   — Ebbene : veniamo a patti (disse quell'esoso, quel taccagno, che s'era accorto dell'ardente desiderio di Vittorino); veniamo a patti.
   — Proponeteli.
   <— Io t'insegnerò, e tu verrai in mia casa, ricambiandomi servigio con servigio.
   — Volentieri.
   — Mi terrai in assetto la scuola.
   — Poco male.