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Figli del popolo venuti in onore
Operetta storico-morale
Salvatore Muzi
Tipografia Scolastica di A. Vecco e Comp., 1867, pagine 216

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   che fra non molto potè insegnare pubblicamente la geometria, sicché la scuola del Pellacano rimase poi deserta.
   — Ne ho gusto, sclamò Isidoro. #
   — E cosi sia, ripeterono in coro gli ascoltanti.
   — Imparate le matematiche, si voleva applicare alla lingua greca, e presentassi al veronese Guarino, perchè volesse ammaestrarlo.
   — Era forse un cagnaccio anche costui?
   — Tutt'altro !
   — Meno male!
   — Era il tipo della gentilezza, era un fior di galantuomo: e gì'insegnò quanto seppe, trattandolo con tale benevolenza che mai la maggiore. Né solo inse-gnogli, ma gli affidò il suo proprio figliuolo Gregorio, affinchè lo istruisse nella lingua latina e nel calcolo. Confidenza reciproca, che onora maestro e discepolo, e di cui sono rari ma non impossibili gli esempi.
   — Guai se la bisogna non procedesse così! osservò il signor Teòtimo ; guai se gli uomini fossero tutti Pella-cani. Si finirebbe in breve col mettersi le mani addosso e scannarsi l'un l'altro.
   — Allora si verrebbe, disse Leonzio l'arrotino, al fatto dei due leoni.
   — E che cos'è questo fatto? dimandò la comitiva con ansietà?
   — Mi fu detto, ma non so se sia vero, che in un serraglio di belve c'erano due leoni in due gabbie se-
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