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Figli del popolo venuti in onore
Operetta storico-morale
Salvatore Muzi
Tipografia Scolastica di A. Vecco e Comp., 1867, pagine 216

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a cura di Federico Adamoli

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   parate da un'assicella sottile. Una notte ruppero quella divisione, e si attaccarono furiosamente. La mattina di poi entrò il padrone nel serraglio, e si diede alla di-sperazioqf, perchè que' leoni si erano mangiati l'un l'altro, e non c'eran rimaste che le code.
   A questo sproposito si levò una risata generale, e Bartolino sclamò : per dieci... e due dodici... queste è be... bella, veramente bel... bella?
   Il signor Teòtimo troncò le risate, dicendo : Questo sono scempiaggini; e noi preghiamo il signor Biodato a voler proseguire la storia di Vittorino da Feltre.
   — Ben volentieri. Volendo Vittorino insegnare ai giovani, pensò che a questi tornerebbe grave lo studio, se non fosse frammezzato da convenienti ricreazioni; per cui 8'ingegnò di farsi valente nella ginnastica di ogni maniera, per poterla poi insegnare agli alunni. E, fattosi potente dell'intelletto, e robusto del corpo, aperse scuola, e andò innanzi a tutti i maestri dei giorni suoi, per buoni metodi, per ordinato insegnamento progres* sivo, per chiarezza d'esposizione, per rara pazienza, e per tutte quelle doti che costituiscono un valente istitutore. In breve il buon Feltrese venne in tanto onore da quelle parti, che insegnò pubblicamente a Padova, poi a Venezia : e forse di qui non si sarebbe più mosso, se un gran signore di que' tempi, Gianfrancesco Gonzaga da Mantova, non l'avesse chiesto alla Repubblica di Venezia per ottenerlo educatore de' suoi figliuoli Lodovico, Carlo, Gianlucido, Alessandro, Cecilia.