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Figli del popolo venuti in onore
Operetta storico-morale
Salvatore Muzi
Tipografia Scolastica di A. Vecco e Comp., 1867, pagine 216

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 50 —
   Teòtimo. Le italiche Muse, perchè il sappiate, sono le lettere* e le arti che onorano l'Italia. — Ma per tornare al sellaio , questo valentf uomo visse almeno 35 anni, e nel 1518 godeva già nome di poeta, ed avevasi guadagnata l'amicizia d'alcuno di quei tanti valentuomini che allora vivevano, ai quali indirizzava sonetti, canzoni e capitoli da far vergogna a tanti scribacchiatori di questo secolo, i quali dettano robacce gonfie e di stile falso, che non hanno sale e sapore, se non s'adoprano ad incartare salame od anguille marinate. Eppure costoro pretendon d'essere il quinto elemento del mondo, s'egli è vero che sian quattro. — M'intendete ragazzi ?
   Rispose Isidoro: Cosi... alla meglio. Ella ha voluto dire, per quanto m'è parso, che quel sellaio alla buona scriveva meglio d'alcuni superbi professori d'oggidì.
   — Appunto, appunto!
   — Bravo, Isidoro, disse il maestro. È sempre stato una delle migliori teste della mia scuola. — E com-piacevasi del discernimento di quel caro giovinotto.
   Il signor Teòtimo proseguì. L'avervi detto che Giacomo il sellaio fu buon poeta, è una parola ; ma perchè conosciate la sua vita e la sua abilità, vi leggerò un brano d'una sua lettera in rima, diretta a un certo bel-lumore fiorentino, che si chiamava Matteo Franzesi. Attenti.
   In questa carta vi mando un ritratto Di me medesmo, e no' che mi veggiate Come chi invece d'occhio usa del tatto.