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Figli del popolo venuti in onore
Operetta storico-morale
Salvatore Muzi
Tipografia Scolastica di A. Vecco e Comp., 1867, pagine 216

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   - 51 —
   Negli anni a mezzo del cammin son giunto Di nostra vita, e vo correndo agli anta, Come corre per mar legno ben unto.
   Questo è quanto all'età; quanto alla pianta Del corpo poi, io son lungo e cresciuto Come in magro terren mal culla pianta.
   Copre la barba dal mento caggendo, Quel gruppo ch'è il boccon d'Adam chiamato, Come il grembial da cintola pendendo.
   Quesf ho io nella gola rilevato, E la barba l'asconde, come ho dettoì Come la buffa in giostra a uoryo armato.
   La bocca non mi fa brutto nè bello; Ma ho stiacciato, per disgrazia, ttjnaso, Com'Etiope tratto di pennello.
   — Non capisco nnlla, interruppe Biagio.
   — Yi spiegherò in prosa questi versi. Dice Giacomo che egli ha compiti i trentacinque anni; che è lungo, magro e malfatto, che ha la barba intera e il boccon d'Adamo ben grosso. La bocca regolare e il naso stiacciato come hanno i mori. — Ora capirete?
   — Benissimo! Mi sembra, disse il cartaio, la nota di un passaporto cogl'indizì del viaggiatore.
   Appunto, fuorché ne* passaporti sono descritte le parti materiali dell'uomo, e il nostro sellaio ha descrittoci-cora la sua parte morale, cioè l'animo ect i costumi. — Ma se vi stanco tralascio la lettura, se non yi stanco, finisco il capitolo, che non è tanto lungo.