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Figli del popolo venuti in onore
Operetta storico-morale
Salvatore Muzi
Tipografia Scolastica di A. Vecco e Comp., 1867, pagine 216

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Fo fine, ed al servizio vostro resto, Pronto allo squillo, a vespro, a nona e a terza, Come al fischio in galea schiavo ben presto, 0 come al suo signor paggio per sferza.
   — Bravo, bravo, bravo, bravo !
   — Che ne dite di questo buon diavolo?
   — Per dieci ... e due dodici!
   — Molto erudito, e molto lindo di stile, disse il maestro.
   — La mi scusi ; in quel finale però c'è un po'troppo di servitor umilissimo.
   Cosi il cartaio.
   — Il signor Marcellino ha ragione ; ma la colpa era de'tempi. Incominciava la servitù d'Italia.
   — Ed ora è tempo che finisca! sclamò il segretario. È tempo che cessi codesto mal governo che n'hanno fatto i forestieri e i lor satelliti; e che l'Italia s'alzi e gridi; Sono donna di me stessa !
   — Bravo! Sclamò il signor Teòtimo
   — Bravo! gridaron tutti; e si levò un sonoro batter di mani, e un plauso unanime di voci.
   Quietato quel grido, il signor Teòtimo proseguì: Ditemi voi se un artigiano potrebbe scrivere ora di siffatti versi?
   E non crediate che oggi non vi siano fra gli artigiani ingegni eletti, e salde volontà. Il male non è nelle teste, è nei tempi corrotti. Allora anche gli artefici avevano
   buona lingua, perchè questo santo patrimonio delle na-
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