Fo fine, ed al servizio vostro resto, Pronto allo squillo, a vespro, a nona e a terza, Come al fischio in galea schiavo ben presto, 0 come al suo signor paggio per sferza.
— Bravo, bravo, bravo, bravo !
— Che ne dite di questo buon diavolo?
— Per dieci ... e due dodici!
— Molto erudito, e molto lindo di stile, disse il maestro.
— La mi scusi ; in quel finale però c'è un po'troppo di servitor umilissimo.
Cosi il cartaio.
— Il signor Marcellino ha ragione ; ma la colpa era de'tempi. Incominciava la servitù d'Italia.
— Ed ora è tempo che finisca! sclamò il segretario. È tempo che cessi codesto mal governo che n'hanno fatto i forestieri e i lor satelliti; e che l'Italia s'alzi e gridi; Sono donna di me stessa !
— Bravo! Sclamò il signor Teòtimo
— Bravo! gridaron tutti; e si levò un sonoro batter di mani, e un plauso unanime di voci.
Quietato quel grido, il signor Teòtimo proseguì: Ditemi voi se un artigiano potrebbe scrivere ora di siffatti versi?
E non crediate che oggi non vi siano fra gli artigiani ingegni eletti, e salde volontà. Il male non è nelle teste, è nei tempi corrotti. Allora anche gli artefici avevano
buona lingua, perchè questo santo patrimonio delle na-
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