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chiamò il ragazzo alla bottega, e fattogli chiudere tutti i libri, lo pose a tirar nel mantice, ed a ferrare i cavalli.
— Peccato che capitasse cosi male ! sclamò il signor Marcellino. Veramente gli cascarono addosso le disgrazie.
— Ma la provvidenza veglia per gli uomini di buona volontà, proseguì il narratore, sicché Giulio Cesare trovò aiuto nell'amore del prossimo. Infatti, passato il ragazzo collo zio alla terra di Medicina, trovò colà la famiglia de' Fantuzzi (nobile di sangue e di cuore) la quale pose amore al giovinetto non tanto per la sua faccia abbronzita, disinvolta e franca, quanto perchè seppe che schiccherava versi con certi sali, e certe arguzie, che sono ben altro che le scipitezze del saltimbanco, e gli equivoci del trivio. E que' signori, cdn benigno intendimento, lo facevano cantare alle loro mense villerecce, e gli scambiavano il pan ferrigno e le poma crude in salse piccanti, e in grassi tordi lardati.
— Mi viene l'acquolina in bocca, disse Leonzio l'arrotino. «
— Così l'odore delle squisite vivande e la spuma del moscato e della malvagia gli scaldavano l'estro e gli facevano sbucar dal cervello grilli, chimere e parpaglioni poetici. — Ma...
— Brutta cosa un ma, interruppe il cartaio. —
E il signor Teòtimo: Non m'interrompa. Ma quei signori diedero l'addio alla villa per passar l'inverno in
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