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Figli del popolo venuti in onore
Operetta storico-morale
Salvatore Muzi
Tipografia Scolastica di A. Vecco e Comp., 1867, pagine 216

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 163 —
   — Or bene, interruppe il narratore? Beniamino dai mestieri di saponaio e coltellaro, diventò filosofo e fi-si co; ed in Bologna abbiamo due fratelli, che furono arrotini e coltellinai, e che ora sono fabbricatori di ferri da chirurgo, premiati in Italia, premiati a Londra, e che saranno premiati in tutti i paesi del mondo.
   — Davvero?
   — Sì, davvero. Ma per non mettere il carro innanzi ai buoi, dirò prima del Franklin, poi, se mi avanza tempo e se il racconto non sia fastidioso, dirò de' nostri Bolognesi. — Beniamino dunque traeva di fuoco e lavorava coltelli ; ma un tal mestiero venendogli in uggia, ottenne permesso d'entrar lavorante in una tipografia, dove leggeva più che comporre, alimentava la memoria e lo spirito più che impinguare il borsellino e levare il corpo di grinze. Il capo della: tipografia era un suo fratello maggiore, di nome Giovanni, che aveva impaurata l'arte in Inghilterra, e che lo lasciava leggere e studiare a suo talento.
   — Bravo!
   — Ma una questione di famiglia tolse Beniamino dall'officina del fratello, sicché da Boston tragittò a Nuova York: ma qui non trovando lavoro, passò difilato a Filadelfia, dove non conosceva nessuno, e nessuno conosceva lui; ma dove un giorno sarebbe accolto coi pubblici applausi, e salutato benefattore dei popoli.
   —f Oh!
   — Sissignore, benefattore de' popoli. Intanto entrava
   *