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Figli del popolo venuti in onore
Operetta storico-morale
Salvatore Muzi
Tipografia Scolastica di A. Vecco e Comp., 1867, pagine 216 |
Digitalizzazione OCR e Pubblicazione a cura di Federico Adamoli
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— Molti poeti scrissero epitaffi pel suo sellerò; uno dei quali, in latino, diceva; Abripuit coélo fulmen, scep-trumque tyrannis; cioè a dire, tolse il fulmine al cielo © lo scettro ai tiranni, volendo alludere all'invenzione del parafùlmine ed all'emancipazione degli Stati Uniti d'America.
— E qui il signor Niccolò tentennava il capo.
— Che ha che non le garba? chiesegli il narratore.
— Non mi garba quel latino.
— Ella ha il criterio sottile. Infatti il Franklin tolse lo scettro ai tiranni, ma non i fulmini al cielo. Li condusse , e, quasi direi, gli educò , ma non li tolse.s Ti erano, e vi sono; ma Franklin li rese docili alle sue punte, ed a' suoi fili. — Viva Franklin!
— E questo grido fu ripetuto per tal modo, che fece rintronare le vòlte di quella sala di conversazione.
— Così, conchiuse il valentuomo, finì lodato e venerato, quel Beniamino che nacque povero alla fatica; che fece candele, saponi e coltelli, e che nobilitò le arti e le scienze, a cui applicò l'ingegno suo meraviglioso. Viva Franklin!
— Tacendo tutti per un istante, Leonzio ruppe il silenzio : — E degli arrotini di Bologna non ci dice parola?
— Se ne hanno desiderio, son pronto a parlare.
— Ci farà un favore.
— Dunque dirò brevemente di codesti Bolognesi. Li prego d'attenzione.
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