Stai consultando: 'Figli del popolo venuti in onore Operetta storico-morale', Salvatore Muzi

   

Pagina (173/218)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (173/218)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Figli del popolo venuti in onore
Operetta storico-morale
Salvatore Muzi
Tipografia Scolastica di A. Vecco e Comp., 1867, pagine 216

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Progetto OCR]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   — 173 —
   — A che?
   — A diventar cavaliere?
   Quest'ambiziosa domanda fece sbellicar dalle rìsa la comitiva. Ed il signor Niccolò gli disse : « Ascolta bene, figliuol mio, vi ha quaggiù sotto la luna due cose ben distinte, cioè il volere e il potere; e se tu non potrai, cioè se ti mancherà il buon ingegno, ti sarà inutile il volere, che rimane sterile senza l'aiuto dell'amico. Hi intendi ?
   ~ Leonzio rimase mortificato, e nessuno aggiunse parola, sentendo compassione della buaggine e della vanità £ lui.
   Il signor Teòtimo per togliere quel ragazzaccio dallo stato d'abbattimento in cui era caduto, ripigliò destramente il discorso, e così parlò: Amici miei, l'odierna conversazione ha tratto motivo da un temporale con fulmine, e, se la loro degnazione e pazienza mi arride ancora pochi minuti, potrei finirla con un incendio, con una tempesta, e con un industre e virtuoso giovinetto.
   — Ci narri pure quanto vuole, chè i suoi racconti ne sono sempre cari, perchè piacevoli, istruttivi e degni d'imitazione. — Così parlò il segretario signor Marco Vèneti, cui l'organista fece eco, dicendo a mezza voce: amen,
   — Nella città di Tempio, una delle dieci dell'isola di Sardegna, nacque nel 1654 Francesco Mikeli (Micheli) da un laborioso legnaiuolo. La sua famiglia cadde in estrema povertà per l'imprudenza d'una sorella di Fran-
   *