Stai consultando: 'Figli del popolo venuti in onore Operetta storico-morale', Salvatore Muzi

   

Pagina (175/218)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (175/218)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Figli del popolo venuti in onore
Operetta storico-morale
Salvatore Muzi
Tipografia Scolastica di A. Vecco e Comp., 1867, pagine 216

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Progetto OCR]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   — 175 —
   — Come farebbero cani e scimmie ammaestrati.
   — Appunto. Una delle pernici, la Bosoletta, era più docile e valente delle altre, e tanto s'era affezionata al suo domatore, che l'aiutava a rendere ubbidienti e disciplinati gli altri uccelletti.
   — Come un aiutante di campo.
   — Precisamente. Ella, sempre in prima fila, e colla testolina rivolta verso le truppe seguaci perchè camminassero diritto, non si sbandassero, ed eseguissero le evoluzioni comandate. La Rosoletta insomma era un prodigio della specie sua, e formava il più bell'elogio dell'abile e paziente giovinetto, che seppe si bene educarla. — Ma troppo presto finì la vita dell'industre garzonetto.
   — Oh Dio!
   — Un giorno, mentre in sulla piazza di Tempio dava spettacolo co' suoi pennuti, scoppiò improvviso un temporale, che ne spaventò e dispesse la maggior parte ; sì ch'egli si ridusse a casa coi pochi rimasti, fra i quali la fida Rosoletta. Alcuni giorni dopo, recandosi egli ad uccellare in campagna, raccolse de' funghi che l'umidità aveva fatto nascere. Erano funghi velenosi !
   — Poverino!
   — Ed egli, con una delle sorelle, fra spasimi strazianti morirono.
   — Oh sciagura!
   — La Rosoletta, che si tenne sempre vicino al giaciglio di lui, come lo vide immobile sul feretro, gli svolazzava intorno pigolando; e quando lo vide calar nella
   *