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alle anni per scacciare dal giardino d'Europa gli ultimi barbari che puntellano ancora la vacillante prepotenza. Ora, ragazzi miei, fate conto d'essere antipodi.
Antipodi! interruppe Isidoro; e ehe cosa vuole
dire?
— Antipodi, rispose il signor Niccolò, sono coloro che stanno nella parte della terra opposta alla nostra, e che per conseguenza hanno i loro piedi opposti ai nostri piedi. Ora, che avviene di loro ? Avviene che noi abbiamo il giorno ed essi la notte, che noi siamo qui svegliati, ed essi sono là che dormono. — Animo dunque, ragazzi, siate per un poco antipodi ; coricatevi nell'erba, riposate, e dormite. Cosi non vi romperete le costole, e serberete i polsi e le forze pel dì della battaglia, che io non credo lontano.
A questa tirata del signor Niccolò si feoe silenzio; i giovani deposero le stanghe con che si battacchiavano ben bene, e s'asciugarono il sudore. Intanto da tutte parti giungevano gl'invitati, che erano stati al vespro alla parrocchia, e insieme con essi era il rignor Teòtimo, il quale scambiò i complimenti col signor Niccolò; . poi prese posto sotto l'olmo (poiché la giornata era calda e serena), e incominciò di questo tenore :
— Oggi, amici miei, dirò d'alcuni Italiani che nacquero poveri, e divennero eccellenti capitani, illustri venturieri, ed eroi degni di poema e di storia. — Domenica ventura faremo l'ultima conversazione. •
— L'ultima?