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Figli del popolo venuti in onore
Operetta storico-morale
Salvatore Muzi
Tipografia Scolastica di A. Vecco e Comp., 1867, pagine 216

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 186 —
   — Non mi interrompete ! — Colla dote della moglie, fabbricò il Carmagnola il bel palazzo del Broletto nuovo.
   — Anche?
   — E sfoggiò di magnificenza. Non l'avesse mai fatto! Tanta grandigia in un nomo venuto dal nulla gli attirò adosso l'invidia de'cortigiani, la perfidia degli emuli, i sospetti di Filippo Maria.
   — Ahi! ahi!
   — De'due ambiziosi, l'uno al potere, l'altro in ansietà di salirvi, dovette soccombere questi e mettersi in salvo presso la veneta Repubblica. Filippo, adirato che gli fosse sfuggito di mano, non permise che la moglie ed una figlioletta lo seguissero nell'esiglio; nè di ciò- pago, gli confiscò tutti i beni.
   — Già... — osservò il maestro; chi non può battere il cavallo batte la sella!
   — Purtroppo! Giunto a Venezia il conte Carmagnola, fu fatto capitano generale della Repubblica, ch'era in guerra col Duca, il quale tentò di far togliere la vita al congiunto; ma non vi riuscì. Fallitogli il colpo, ed uccisi i sicari, cercò colle arti volpine, di cui era gran maestro, di metterlo in sospetto de'Veneziani; ma questa volta pure non vi riuscì, perchè l'undici ottobre del 1427, il Carmagnola vinse la famosa battaglia di Maclodio, che fruttò a lui onorificenze e doni straordinari. Per -poco però, per poco esultò di tale vittoriat I trionfi di lui lo guastarono; e più ancora alcuni atti d'arbitrio, ohe si permise contro il divieto de1 Provveditori di San