Stai consultando: 'Figli del popolo venuti in onore Operetta storico-morale', Salvatore Muzi

   

Pagina (187/218)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (187/218)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Figli del popolo venuti in onore
Operetta storico-morale
Salvatore Muzi
Tipografia Scolastica di A. Vecco e Comp., 1867, pagine 216

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Progetto OCR]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   — 187 —
   Marco. E per vero, ripose in libertà i principali prigionieri fatti a Maclodio, restituì terre e ville che non era in sna facoltà di restituire ; per cui questa sua improvvida generosità sdegnò altamente i Veneziani, che il richiamarono di Lombardia, dove s'era dato a feste e sollazzi, lasciandosi sfuggir l'occasione di prendere Cremona ed altre città del Visconti. In breve, giunto a Venezia, fu stretto in catene, giudicato, condannato a morte, e decapitato con ignominia.
   — Decapitato?
   ^ SI, quella Repubblica non perdonava si di leggieri; *e bastavate un sospetto per gridare al tradimento, e pigliarsi vendetta. Tal fu la vita, tali i progressi, le glorie, i rovesci, la funesta fine di Francesco Bussone, che dalla vanga passò alla spada, da questa al comando, poi alla scure del carnefice.
   Alle parole del signor Teòtimo succedette un cupo mormorio fra gli astanti; e il narratore proseguì: La* scio a chi m'ascolta di trar la morale da quanto ho raccontato.
   Sorse il signor Niccolò e disse: chi s'imbarca col vento della vanagloria urta negli scogli dell'invidia; e chi non fa presto a ritrarsene, vi frange il legno e perisce. Scusino se la mia similitudine sente un poco del seicento; ma già tutti sanno ch'io pizzico di strano, e che il mio stile non è attinto alle fonti di verun classico, ma tutto mio dal capo alle piante, dall' A al Z> Conchiudo dunque che l'ingentilirsi è una bella cosa,