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che il venire m onore è anche più bella; ma ehe quando l'ambizione di primeggiare trasmoda, è fatale, fatalissima: sicché fra le dne è meglio tenersi all'amile stato nativo, che spinger tant'oltre i desideri e le brame. Meglio dunque la vanga della spada, meglio la spada dello scettro, quando il salir troppo in alto fa fiaccare il collo... Dico bene?
— Benissimo! sclamarono gli astanti. — e si fece un po' di silenzio, come quando si medita nell'intimo del pensiero e del cuore.
— Intanto il signor Teòtimo, che aveva pronta un'altra narrazione, prese a dire: Due parole del gran Fer-# ruccio, l'ultimo de'grandi Fiorentini. Costui venne al mondo nel 1489 da poveri ed onesti genitori. Da giovinetto esercitò la mercatura; ma lo stare al fóndaco gli veniva in fastidio, perché più delle stoffe e de' libri di bottega gli piaceva la caccia.
— Come piacerebbe a me ; per... dieci e due dodici.
— Il Ferruccio si dilettò conversare con uomini ma» neschi, i quali erano chiamati bravi. Trovandosi alla taverna con alcuni cagnotti, fra quali un certo Cuie, venne a parole con costui, e gli disse; Taci, poltrone, che ti mostrerò che la tua spada è di paglia. Cui rispose Cuio : Ah! poltrone pennaròlo, tu mi bravi ah? — E così ambidue cacciarono mano alle spade; ma gU altri si misero di mezzo.,... e fu fatta la pace.
— Così va bene, disse l'organista.
— Il Ferruccio si dilettò assai delle armi, e Ai te*
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