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Figli del popolo venuti in onore
Operetta storico-morale
Salvatore Muzi
Tipografia Scolastica di A. Vecco e Comp., 1867, pagine 216

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a cura di Federico Adamoli

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   — 190 —
   — Il Ferraccio pertanto riacquistò Volterra con ardire e sollecitudine meravigliosa. Assediatovi poi da Fabrizio Maramaldo, si difese con valore accanito ; e non avendo più polvere, rinversò olio bollente sugli asse-diantì. Ferito, si fé' portare in lettiga, ^eccitando i soldati a durar fermi.
   — Per Bacco!*
   — Liberata Volterra, andò commissario a Pisa; d'onde usci per soccorrere i Fiorentini, stretti d'assedio e a mal partito ridotti. Per via scontrossi in un esercito nemico, guidato dal Principe d'Orange. La lotta fu tremenda, l'impedimento forte; sicché il Ferruccio non potè soccorrere la patria,.... e Firenze cadde!
   — Ahi sventura! dissero concordi gli ascoltatori. E il signor Teòtimo proseguì: il demonio, Baglioni, era nella città ; l'angelo, Ferruccio, fuori! Firenze fu perduta!
   — E il Ferruccio cedette egli?
   — No!
   — No? E non tremava?
   — Non tremò mai! Lo scontro colle turbe dell'Orango e del Maramaldo fu a Gavinana.
   — Dalle mie parti, interruppe Marcellino; poco discosto da S. Marcello, dal mio caro paese. Ho letto io a Gavinana, ho letto io la pietra scolpita, che eopre le ossa del Ferruccio, del nostro insigne Toscano, il quale vivrà immortale come visse imperterrito.
   — Bravo, sclamò il signor Teòtimo: ammiro l'amor patrio del nostro Marcellino : e perchè il fatto di Gavi-