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Figli del popolo venuti in onore
Operetta storico-morale
Salvatore Muzi
Tipografia Scolastica di A. Vecco e Comp., 1867, pagine 216

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 195 —
   Casa Satoia, e conservò lo Siato a Chi conserverebbe a'nostri giorni l'Italia.
   Viva Pietro Micca^ gridò Leonzio battendo le memi.
   — Vita Pietro Micca, ripetè a piena gola la comitita; — E si fece breve pausa*
   — E Vittorio Amedeo dimandò il maestro, pensò poi alla famiglia dell'eroe?
   — Senza dubbio. E decretò, in perpetuo, doppia razione di pane ai discendenti dell'immortal minatore.
   — E niente altro?
   — Per que'tempi era molto; penostri sarebbe un nulla. Ma la vedova ed il figliuolo dell'eroe andavano orgogliosi di mangiare il pane del soldato. Oggi però, mutati i tempi e fattosi più forte il sentimento nazionale, è stata innalzata una statua di bronzo al minatore imperterrito, dinanzi al maschio della cittadella, non molto Itmgi dal luogo dove compì la grand'operà col sacrifizio di sè stesso. *
   *** Così s'innalzassero statue a tutti i grandi italiani! esclamò il segretario.
   S'innalzeranno fra breve, disse con asseveranza il signor Niccolò. La semenza è gittata nel solco, e deve a dovizia germinare.
   E tutti tacquero.
   Ora (dopo breve silenzio disse il signor Teòtimo) narrerò l'ardimento di Balilla, povero operaio genovese. Balilla ftt il suo soprannome; il nome vero Giambattista Pérasso da Genova. Faceva il tintore in Portòria, ed