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Figli del popolo venuti in onore
Operetta storico-morale
Salvatore Muzi
Tipografia Scolastica di A. Vecco e Comp., 1867, pagine 216

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 196 —
   era un monello ardimentoso. Nel 1746 gli Austriaci avuta Genova colla forza, la tenevano coll'oppressione* E volendo trascinare artiglierie in luoghi alti, per tener a freno la città, comandavano ai Genovesi di attaccarsi come cavalli, e peggio, dinanzi ai carri, e tirare cannoni e mortai. In Portorìa, essendo il 4 del dicembre, la stagione umida e il suolo fangoso, un mortaio affondò nella via, e non poteva spostarsié La plebe faticava e fremeva sotto il comando dello straniero ; e lavorava di mala voglia, tanto più ch'era giorno di festa.
   Un caporale tedesco, più brutale degli altri, alzò il bastone perchè i meschini tirassero, e percosse bestiai' mente un povero popolano. Questi fremè e mise un urlo} Balilla perdette la pazienza e gridò in dialetto $ Che Vinse? (Che cominci?) E scagliò un sasso ed atterrò quel Golìa.
   Bravo!
   — A quel segnale» fu una grandine di sassi contro i Tedeschi, i quali, còlti all'impensata, fuggirono lasciando il mortaio nella via.
   -a- Bene!
   — H di apprèsso (5 dicembre) gli Austrìaci s'erano accampati a Porta S. Tommaso ed al Prato, per bombardare di là la città. Ma i Genovesi, con inaudito sforzo, avevano tratte artiglierie nell'altura di Pietra minuta, e di colà gittavano fuoco sull'inimico con tale e tanta veemenza, ehe pareva si rovesciassero su di lui tutte le fùrie del Vesuvio e del Mongibello. Allora i Tedeschi