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none ; passò da un cape d'orchestra per avere mima da bailo e sei o sette sonatori; insomma preparò Poo-oorrente perchè le conversazioni de! signor Teòtimo finissero con pompa e con gioia, a fargli conoscere come fossero gradite al paese le dilettevoli ed Utili narrazioni di Ini. Ogni cosa predisposta, e giunto il sabato, chiamò Isidoro e Masaccio, e li fece lavorare a costruire un bell'aerostato, cui egli stesso disegnò, arabescò e fece gaio con vivaci colorì; dandone inoltre i modelli affinchè riuscisse sferico ed elegante. ìfel tempo stesso fece portare le antenne dinanzi al casino del signor Teòtimo, e chiamò un mastro muratore a disegnare nell'aia un circolo del diametro di venti metri, piantandovi ad ugual distanza, sulla periferia, le dodici antenne dipinte a spire; bianche e rosse tenute incatenate con traversine leggiere, confitte in esse orizzotalmente a metà circa dell'altezza, e portanti le bombe cristalline colie quali illuminare l'area del circolo.
I cittadini ed i famigliari del signor Teòtimo, vedendo quel faccendiere invadere le altrui proprietà, gli dimandavano che intendesse di fare; ed egli rispondeva: zitti! il saprete domani sera,
— Ma sigonre!
— Qui non c'è ma che tenga. Lo saprete domani sera.
— Eppure?
— Domani sera! Ottino, Montgelfier e Strauss. Questo vi basti. — E nessuno intese nulla. — Ma indettatisi