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» Codesti ragazzi del paese non possono tener il segreto: ehi sa quali e quante ampollosità le avranno strombazzate. Costoro sono simili a quelle donniceiuole di Ferrara, che presero a dire che ser Ippolito faceva un uovo al giorno come la gallina, poi due, quattro, sei, e finalmente cento, come le rane e le rospe. — Ma quel ch'Ó fatto è fatto; e cosa fatta capo ha, disse un Fiorentino non so de'quali.
¦— Ella ha ragione, rispose il signor Teòtimo; ma delle cose esposte al pubblico non può nascóndersi l'autore. Intanto s'ella mei permette, vado a casa per disporre le carte che leggerò dopo il vespro : e noi ci vedremo all'ora consueta.
— Benissimo! All'ora consueta.
— Nuovamente la ringrazio.
—- Ed io ringrazio lei in nome di tutto il paese....* E cosi si lasciarono.
Giunta l'ora del trattenimento istruttivo, vedevansi accorrere da ogni parte fanciulli, giovani e uomini di ogni età, fra quali il parroco di S. Bartolomeo; sicchò l'aia del casino era gremita di gente: e chi non poteva assidersi restata in piedi. Il signor Teòtimo (mentre l'òrchestra dalla ringhiera del casino eseguiva un allegra sinfonia) prese il suo posto sotto il grand'olmo, si acconciò dinanzi un. tavolino, sul quale posò due quaderni stampati ; poi finita la sinfonia, ne aperse uno, e disse con voce netta, ma commossa dalla gioia:
Quest'ultimo trattenimento non mi costa che la fatica