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Figli del popolo venuti in onore
Operetta storico-morale
Salvatore Muzi
Tipografia Scolastica di A. Vecco e Comp., 1867, pagine 216

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 214 —
   s'allontanasse, fino a che disparre di dietro ai còlli da levante.
   Nè alcuno pensò più a quel globo volante per l'aere; ma l'attenzione generale si fu volta alla vivace luminaria tricolore, allo sventolare delle bandiere, all' echeggiare della musica, al fervore del ballo, che mano mano si faceva più animato e più voluttuoso. E quel ballo, siccome non ebbe nulla di straordinario, perchè somigliò a tutti i balli campestri, dove regna l'allegria strepitosa senza gentilezza e senz'arte, non sarà da noi descritto: tanto più che essendovi presente il curato non durò a lungo, e innanzi la mezzanotte fu finito per desiderio de' maggiorenti del Comune, affinchè ognuno potesse andare al riposo, ed essere presto la mattina a ripigliare i lavori campestri.
   Prima di partire però, tutti si fecero intorno al signor Teòtimo, ringraziandolo de'suoi dotti e morali racconti, coi quali avea mostrato come si possa avviare ed animare il popolo a belle opere, rifuggendo da tutte •le narrazioni di delitti e d'orrore, e scegliendo quelle che porgono esempi di virtù domestiche e cittadine.
   Egli rispondeva ai comuni ringraziamenti con modeste e schiette parole; promettendo (Be il Cielo gli dava salute e se le sue conversazioni proseguissero a trovar favore) di rinnovare un altr'anno le geniali loro adunanze. Tutti risposero con plauso alle parole del benemerito signore; e prendendo congedo da lui, o gli stringevano la mano o gli facevan di cappello, secondo