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Figli del popolo venuti in onore
Operetta storico-morale
Salvatore Muzi
Tipografia Scolastica di A. Vecco e Comp., 1867, pagine 216

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 215 —
   l'intrinsechezza che avevano con esso, o l'affetto rispettoso che più o meno gli professavano.
   Prima di partire, il signor Niccolò si fece largo tra la folla, e ricambiò ringraziamenti e complimenti col signor Teòtimo; indi con quel suo singolare frasario, prese a dire: Quest'anno la nave è giunta in porto felicemente mercè l'abilità del piloto che s'è messo al timone per regolarla. Un altr'anno ognuno di noi deve aver la sua parte nella manovra, quando non voglia esser parte della nave stessa. In questo caso il signor Teòtimo ne sarà l'albero maestro, il signor Diodato sarà l'albero di mezzana, il segretario quello di trinchetto.
   — E lei e lei? dimandarono parecchi!
   — Io? ....io sarò l'albero di bompresso, che s'inchina per poco, e par che accenni di cader sulla prua.
   — E io? chiese Bartolino.
   — Tu sei un pappafico.
   — Pa~.pa...pa...cioo?
   — Un pappafico, cioè una banderuola agitata a seconda del vento.
   — Ed io? domandò Biagio.
   — Tu sei una puleggia.
   — Puleggia?
   — Una carrucola.
   — Carrucola?
   — Sì, una girella colla staffa logora e colla gola solcata.