Equilibrio delle forze
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agiscono: la parte della Meccanica che studia questo problema è detta Statica. Bisognerà distinguere il caso-che il corpo, al quale sono applicate le forze, sia perfettamente libero, dal caso che abbia dei legami ; abbia, per es., un punto Asso, o sia costretto a ruotare intorno ad un asse, o a restare su di un piano, ecc. È evidente che l'equilibrio si verificherà ogni volta che una forza tenda a produrre, in senso contrario, lo stesso effetto di tutte le altre. Si presenta così il problema della composizione delle forze, di determinare cioè una forza unica, detta risultante, che sostituita a più altre dette componenti, produca lo stesso effetto di queste. Il teorema fondamentale che serve alla risoluzione di questo problema, è quello del parallelogrammo delle forze (§ 51).
Per maggiore certezza, verifichiamo quella deduzione con una esperienza. Siano tre fili in un piano verticale riuniti in un sol punto O (lig. 22): due passano sulle gole delle puleggie G, K- e sono tesi dai pesi P,Q-, il terzo è teso verticalmente dal peso R.
Nel punto O agiscono pertanto tre forze, rispettivamente eguali alle tensioni dei fili, o ai tre pesi che vi sono applicati. Spostando il punto, esso nella condizione di equilibrio riprende sempre la stessa posizione, che è l'unica in cui le tre forze si fanno equilibrio. Disposto un foglio di carta dietro al piano dei fili, potremo con tre segmenti di retta A E, AB. A E, proporzionali ai tre pesi, rappresentare la direzione e la intensità delle tre forze; indi, costruito il parallelogrammo su due qualunque di esse prese come lati, e tirata la diagonale A D, si trova che questa è direttamente opposta alla forza A F, ed eguale ad essa ; e perciò una forza rappresentata dalla diagonale A D farebbe equilibrio certamente alla eguale ed opposta A F; ma a questa