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Fisica

Oreste Murani
Ulrico Hoepli, 1921, pagine 994

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Caduta dei gravi
   107
   Ora sarà bene che completiamo, per quanto è possibile farlo, rimanendo in modesti confini, il nostro studio a tale proposito.
   Ricordiamo che una forza eostante, una forza cioè che agisce sempre nella medesima direzione e con la medesima intensità, comunica a un corpo libero sul quale agisce, costantemente la stessa accelerazione; e quindi produce un moto uniformemente vario, che sarà accelerato se agisce nel senso stesso del movimento, ritardato se agisce nel senso contrario.
   Ora un corpo il quale si muove nel vuoto, obbedendo soltanto al proprio peso, si trova nella condizione di un corpo libero soggetto all'azione di una forza costante, e perciò la sua caduta deve essere un moto uniformemente accelerato, e la sua ascesa un moto uniformemente ritardato.
   Siffatte illazioni possono essere verificate con la esperienza in molti modi : il più semplice di tutti è quello primamente messo in pratica da Galileo, il quale facendo cadere delle palline lungo piani inclinati, constatava che gli spazi da esse percorsi stavano fra loro come i quadrati dei tempi impiegati a percorrerli ; il che, come sappiamo, è la legge caratteristica di questo moto, quando manchi ogni velocità iniziale (§ 31).
   Ma l'accelerazione che i diversi corpi acquistano cadendo, sarà la stessa per tutti nel medesimo luogo, o sarà diversa? Essa è realmente la stessa, come prima di ogni altro mise in evidenza Galileo, quantunque a un osservatore superficiale possa parere il contrario, giacché si vede che un sasso e una piuma, per esempio, cadono con diversa velocità.
   Tale differenza è dovuta non all'attrazione terrestre, bensi all'aria clic agisce come una forza