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Fisica

Oreste Murani
Ulrico Hoepli, 1921, pagine 994

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   Pendolo composto
   riore al suo baricentro; ma per comodità gli si dà, per lo più, là forma di un'asticella portante in basso un ingrossamento lenticolare. Se tutti i punti del sistema fossero liberi dai vincoli molecolari, essi costituirebbero altrettanti pendolini semplici di varia lunghezza, e quindi avrebbero durate diverse di oscillazione. Essendo però invariabilmente connessi, nè potendo le loro oscillazioni essere indipendenti, ne nasce che il moto delle particelle più basse debba essere accelerato, e quello delle particelle più vicine all'asse di rotazione debba invece essere ritardato; cosicché fra queste e quelle evidentemente trovansi delle particelle che oscillano precisamente come se fossero indipendenti. Si chiama centro d'oscillazione quella fra esse che giace sulla verticale abbassata dal baricentro del pendolo supposto in riposo, e eentro di sospensione il punto dell'asse di rotazione incontrato dalla detta verticale.
   La distanza fra questi due centri é la vera lunghezza del pendolo composto; essa ti la lunghezza di un pendolo semplice che avrebbe esattamente lo stesso periodo di oscillazione. In altre parole, il centro di oscillazione di un pendolo composto è quel punto nel quale supponendo concentrata tutta la massa che lo costituisce, il pendolo semplice che ne risulterebbe sarebbe isocrono col pendolo composto. Praticamente si determina la distanza del centro di oscillazione dall'asse di sospensione, facendolo oscillare contemporaneamente ad un pendolo che si accosta alle condizioni di un pendolo semplice, e si cerca per tentativi la lunghezza che deve avere quest'ultimo, affinchè le oscillazioni abbiano la stessa durata. Siffatta lunghezza del pendolo semplice si assume per lunghezza del pendolo composto.