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I duelli mortali del Secolo XIX

Iacopo Gelli
Casa Editrice Libraria L. Battistelli, 1899, pagine 299

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Cremona, Pier Antonio Gargano; i due Gonzaga, Gian Francesco, detto Cagnhio, e Luigi Alessandro, marchese di Ca-stelgoffredo; nonché i due celebratissimi guerrieri, Antonio da Leyva, luogotenente generale di Carlo V, e Francesco Maria della Rovere, duca di Urbino, Pesaro e Camerino (1).
   Figuriamoci, dunque, se non fossero state valutate le qualità morali quante migliaia di cavalieri sarebbero ancora perite in duello!
   * #
   Tante lordure cavalleresche non potevano perpetuarsi. L' anarchia assoluta nel rispetto della vita e della proprietà doveva necessariamente, per lo sforzo stesso delle- cose, avere un fine. E, forse, più per ragione storica, che per volontà degli uomini, fu visto il duello a perdere prima il carattere cavalleresco e poi quello politico ; e nel secolo delle voluttà, dopo Luigi XV, frammischiarsi ai divertimenti ed ai piaceri, per montare pian piano sino ai gradini del trono, e ridiscendere nei ranghi inferiori della società, sotto l'ondata sempre crescente dei principi di eguaglianza e di libertà.
   Cosi, anche il duello, al pari di tutte le arti, di tutte le scienze, di tutti i costumi, subì la sua evoluzione, e per una continuata opera di selezione, adagio adagio andò tr&s-' formandosi ; si purificò ; si ingentilì a tale punto da diventare in oggi quasi sempre una commedia tutta da ridere, nella quale la fanno da eroi pure i vili, consacranti col simulacro di una lotta cruenta e pericolosa la bugia, la calunnia e l'equivoco.
   (1) Sommi Picbnardi Guido; Vustelgoffrcdo t i Gonzaga. Milano, Lombardi, 1864, pag. 43.