sopravvento. « Mettete tre francesi, » scrive Montaigne, « nel deserto della Libia e non passerà un mese che si batte • ranno a duello! »
Sant'Ignazio di Loyola sfidava a duello tutti i Mori che avessero negata la divinità del Nostro Signore; il cardinale di Retz, durante la Fronda, si batteva due voito ili duello; mentre il cardinale d'Este presiedeva un duello in Ferrara. Ed allora, come ora, come ai tempi della Ristorazione., si duellava per futili ragioni. Melchiorre Gioja'afferma (1) che «un gentiluomo si battè a duello diciotto volte, per sostenere l'Ariosto essere miglior poeta del Tasso. » Pur è vero, narra il Gioja, che, trafitto infine da punta mortale, confessasse morendo di non aver mai in vita sua lotto aleuti che de'due grandi poeti !
Ma se muove a meraviglia la pazzia del difensore d'Ariosto, ha da farci strabiliare la futilità delle cause che inducono a duello i nostri contemporanei.
Per convincersene, basta dare uti'occhiata alla statistica del duello che da oltre venti anni redigo (-2) e si rileverà che le cause presunte degli scontri sono da attribuirsi prima alle polemiche giornalistiche, poi ai diverbi, poscia alle dispute politiche, quasi che il buon governo di uno Stato si trovasse concentrato sulla accumulata punta di una spada, o sul taglio bene affilato di una sciabola.
Quei dati, chiaro dimostrano uno fenomeno curiosissimo e cioè, che quanto più ci allontaniamo dal medio evo, l'età classica delle istituzioni cavalleresche, tanto più il duello è frequente.
(1) l'Hot, per uso dei giovani.
(2) L'ultima statistica la pubblicai in appendice al mio Manuale del duellante (Hoepli, Milano 189(5) e va sino al luglio 1895, e contiene i duelli accadati in Italia dal 1879 al 1895 (1 semestre) e in Francia dal 188(1 al 1889. .