XVI1II
MEMORIE DI SAMUELE SMILES.
Cessate le cagioni onde l' autore dovette fermare la sua dimora in Newcastle, e soppresso il suo posto di segretario per la fusione avvenuta della Società ferroviaria, dalla quale ei dipendeva, in un' altra ben più importante (ora ferrovia del Nord-Est), dovette cercarsi un impiego altrove. Ma avendo 1' appoggio di eccellenti raccomandazioni, riuscì ad ottenere la nomina di segretario della ferrovia Sud-Est, una delle più vaste e potenti Società di Londra. Lo Smiles entrò in questo suo nuovo uffizio verso la fine del 1854.
Il lavoro a cui lo obligava questo impiego bastava per occupargli tutto il tempo, e non gli permetteva di pigliarsi alcun svago mercè di lavori letterarii. Infatti tra la corrispondenza e qualche altra cosa che non poteva dispensarsi dall' eseguire egli stesso, faceva di bisogno che interrompesse ogni sua geniale occupazione della sera; imperciocché soleva portarsi a casa molto lavoro che non poteva compiere nello scrittoio durante il giorno, e vi faticava intorno fino a notte inoltrata.. La sua salute, a dir vero, già ne-soffriva, quando gli soccorse uno speaiente che lo pose in grado non pure di sbrigare ogni lavoro più presto, ma di accudirvi da sè dettando a stenografi tutte le lettere, le minute, ec. Impratichitosi molto bene di questo metodo, ei poteva sbrigarsi comodamente di qualunque lavoro durante le ore di uffizio, e valersi delle serate o per ricrearsi o per attendere a qualche opera che gli andasse a genio.
In conseguenza di ciò lo Smiles ripigliava la Vita di Giorgio Stephensoìi, che per qualche tempo aveva dovuto interrompere. Quest' opera fu terminata e pubblicata nel 1857, ed accolta molto favorevolmente, perchè nella sola Inghilterra se ne fecero parecchie edizioni (se ne stamparono 40,000 copie incirca) ; venne ristampata da due grandi editori negli Stati Uniti, tradotta in francese, ed in parte in italiano e in altre lingue d'Europa.1
Dopo la pubblicazione della Vita di Giorgio Steplienson,
1 Storia di cinque lavoranti inventori. — Firenze, G. Barbèra, 1869.