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CERCHIA DEI COMUNI DOVERI. [CAP. I.]
rattere. Il primo è prodotto in ispecial modo dalla forza del cervello, il secondo da quella del cuore; e alla fin fine è il cuore che governa la vita. Gli uomini di sommo ingegno operano sulla umana società in ragione del suo intelletto, come gli uomini eli carattere in quella della sua coscienza ; mentre dunque i primi si ammirano, ai secondi si tien dietro.
Gli uomini grandi sono sempre una rarità ; e la grandezza medesima non è che comparativa. Il posto invero che il maggior numero degli uomini occupano durante la loro vita è tale, che a ben pochi è concessa l'opportunità di poter divenire grandi ; ma ben è dato ad ognuno eli fare la parte sua onestamente ecl onorevolmente, adoperandovi tutta la capacità. Può l'uomo in ciò far uso di tutte le proprie facoltà senza abusarne ; può con ogni industria procurar di trarre il miglior partito dalla vita; può essere veritiero, giusto, onesto, e fedele, anche nelle minime cose. In una parola, gli è dato fare tutto il dover suo in quello stato in cui la Provvidenza lo ha posto.
Quantunque questo fatto di adempiere il proprio dovere possa sembrar volgare, pure comprende realmente la più alta idea della perfezione della vita e del carattere. Può bene non esservi nulla di eroico in questo ; ma la sorte comune degli uomini non suol essere eroica, e come il senso intimo del dovere sorregge l'uomo negli atti suoi più solenni, così lo sostiene del pari nelle ordinarie faccende della vita quotidiana. La vita dell' uomo « ha il suo centro nella cerchia dei comuni doveri. » Le virtù più attive sono quelle che accade di dover esercitare tutti i giorni : sono esse che danno il miglior frutto e durano più lungamente. Le virtù sopraffine, a cui la maggior parte degli uomini non può innalzarsi, non sono spesse volte che causa di tentazione e di danno. Ben disse Burke, che « quell' umano ordinamento il quale si fonda sulle virtù eroiche, deve inevitabilmente volgere a debolezza o a rcrina. »